Mirko alza 322 chili per Silvia e per la storia

Zanni conquista il bronzo in una disciplina in cui mancavamo dal podio dall’84. Con la cintura dedicata a chi gli spezzò il cuore da bimbo

Paolo Franci

Stringe quella cintura magica, Mirko, alla quale ha dato anche un nome: "Silvia". La stringe, la tormenta, la porta alla bocca e quasi la morde, mentre Ergashev prova a strappargli il bronzo sfondando il muro dei 184 kg. Ma no, le ginocchia si piegano, l’uzbeko va giù e si dispera mentre l’urlo di Mirko Zanni è qualcosa di meravigliosamente animalesco. In quell’incrocio di immagini c’è l’essenza dello sport olimpico, la sottile differenza tra la gloria e il nulla. Mirko è bronzo nella categoria 67 kg dopo aver alzato 145 chili al primo turno per poi piombare nel buio: due errori nello strappo da 150 kg, il suo pezzo forte. E’ però nello slancio che ha modellato un capolavoro con 172 e 177 kg, migliorando di 4 chili il suo personale. E, sì, bronzo con 322 kg - nuovo record italiano - alle spalle del due volte campione del mondo, il cinese Chen e del colombiano Mosquera Lozano, giù bronzo a Rio.

Fenomenale Mirko, perchè una medaglia dalle pedane dei supereroi della pesistica non arrivava da una vita e cioè da Los Angeles 1984 quando il gigante meranese Norberto Oberburger - 110 chili di muscoli - vinse la medaglia più bella.

Lui, Mirko, sa di averla fatta grossa. E lo dice col bronzo al collo: "Tutto ciò che ho fatto finora adesso ha un senso sono convinto che sarò l’apripista di una nuova era e, vedrete, arriveranno altre medaglie perchè siamo una squadra unita, lavoriamo bene, ci sono atleti importanti e seguiamo il progetto della Federazione".

E Silvia? Il segreto della cintura magica l’ha raccontato lui sul sito della Federpesistica, svelando come quel pezzo di cuoio che serve a bilanciare lo sforzo, sia in realtà un pezzo di cuore. E infatti la dedica per il bronzo è scontata: "A mamma, papà e nonno che non c’è più". Ok, ma Silvia? Quella cinta ha 30 anni precisi. Gliel’ha regalata il papà, ex del powerlifting, dicendogli: "vedi se ti ci trovi, nel caso prendila e usala". E Mirko l’ha presa: "Con Silvia ho speso ogni goccia di sudore, ho fatto ogni allenamento e ho pensato che dopo Tokyo l’avrei mandata in pensione...". Beh, ora, dopo aver vinto una medaglia, come si fa a prepensionare quella cintura che riaccende la magia del caro, vecchio “di padre in figlio“? Mirko l’ha chiamata così perchè Silvia è una ragazzina che anni fa gli spezzò il cuore: "ero ancora adolescente, ma certe cose ti restano dentro". Romantico, Mirko che non vede l’ora di parlare con mamma Federica e papà Giorgio. Loro non ce l’hanno mica fatta a vedersela da soli a casa, quella gara da leggenda. Per darsi forza e coraggio hanno chiamato amici, parenti, atleti della palestra di Cordenons, alle porte di Pordenone dove vive e si allena Mirko, e lì se la sono andata a vedere. Tutti insieme perchè, dice Mamma Fede: "Siamo una famiglia da soli io e mio marito non ce l’avremmo fatta, con quella tensione finale". E, racconta papà Giorgio, la febbre da medaglia è febbre vera: "Mirko era sotto antibiotici per un problema alla gola e non era al massimo". Pensa te, straordinario ragazzo, pensa te.