Giovedì 18 Aprile 2024
LUCA TALOTTA
Sport

Milan col brivido, Leao si mangia il Genoa

Giroud risponde a Ostigard, ma servono i supplementari per mettere sotto Sheva: decidono il portoghese e Saelemaekers

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di Luca Talotta

L’occhio lucido, quello di chi ha scritto pagine indelebili della storia del Milan. Il pianto non c’è stato ma, ne siamo certi, il magone un po’ sarà venuto a Shevchenko. Che ieri, in un San Siro per pochi intimi (13mila spettatori) ha messo in seria difficoltà il suo Diavolo, squadra alla quale ha cercato di mettere i bastoni tra le ruote nella corsa in Coppa Italia piegandosi solo ai supplementari (3-1) e dicendo probabilmente addio alla panchina del Genoa.

Il freddo gelido della serata milanese (un grado) è stato il filo conduttore per tutti gli attori in campo. E lo è stato in primis per i tifosi rossoneri, che l’hanno mitigato gettandosi con la mente in tempi e lidi remoti, con continue ovazioni sempre a lui, Shevchenko, il vero protagonista di una serata dallo spettacolo mediocre. Le lacrime, come detto, non sono apparse, perché da veri professionisti bisogna onorare chi, di fatto, paga lo stipendio, vale a dire il Genoa; ma la risposta, costante e presente, alle incitazioni dei tifosi no, quella non è mai mancata. È accaduto alla chiamata delle formazioni, ma anche al minuto 13’ quando la Curva Sud, il cuore del tifo rossonero, ha esposto uno striscione emblematico e intriso di romanticismo: "Una lunga storia d’amore, lo sguardo di Manchester scolpito nel cuore, Sheva leggenda per sempre" con successivo coro anche per Mauro Tassotti, suo vice. L’emozione del ritorno di Sheva a San Siro ha fatto da contraltare ad una prestazione opaca dei ragazzi di Pioli.

Poche idee, nemmeno troppo lucide, voglia sotto i tacchi e testa già alla gara di lunedì contro lo Spezia. Peccato, perché Pioli aveva tenuto a rimarcare alla vigilia che, per una squadra come il Milan che negli ultimi dieci anni ha vinto la miseria di una Supercoppa italiana, la Coppa Italia doveva e deve essere assolutamente un obiettivo. E invece per i rossoneri la serata si è dimostrata più che complessa: prima con la rete concessa a Ostigard (17’) sulla quale Theo Hernandez si è dimenticato di difendere; poi con l’uscita dal campo di Tomori, appena rientrato dal Covid, costretto ad alzare bandiera bianca causa un risentimento al ginocchio sinistro. Un altro problema per Pioli, in una difesa già decimata dove manca anche Romagnoli. Chissà se, al triplice fischio, si sarà scaldato un po’ il gelido cuore di Maldini, che prima dell’infortunio dell’inglese aveva smontato le varie piste di mercato: "Abbiamo visto la solidità e l’affidabilità dei nostri difensori di riserva quindi non è detto che arrivi un altro giocatore da qui a fine campionato".

Per fortuna ci ha pensato Giroud, nella ripresa, sull’unico cross decente messo da Theo Hernandez, a trovare il pari, per il suo sesto gol stagionale e tutti realizzati a San Siro. Ai supplementari, poi, l’hanno chiusa Leao e Saelemaekers. Sempre lui, verrebbe da dire parlando del primo, visto che dal suo ritorno dall’infortunio il portoghese ha segnato due reti fornendo anche due assist in tre gare. Giocatore imprescindibile e imprevedibile.