Michael Schumacher nel 2004

Roma, 3 gennaio 2023 - Michael Schumacher compie gli anni. Giusto oggi sono 54. Eppure, malinconicamente lo sappiamo tutti: per lui il tempo si è fermato. A fine dicembre del 2013, il Campionissimo della Formula Uno cadde sugli sci in Alta Savoia. Le dinamiche dell’incidente non sono mai state ricostruite con assoluta precisione. Di sicuro il 7 volte iridato si stava divertendo in compagnia del figlio Mick, all’epoca adolescente.   Le conseguenze dell’impatto con le rocce innevate furono devastanti. All’indomani della caduta, nell’unico bollettino medico rilasciato in oltre tremila giorni, l’unico!, i dottori di Grenoble parlarono di lesioni irreversibili al cervello. Da allora, più niente. Corinna, la moglie, ha chiesto e ottenuto silenzio. Difende con stoicismo la privacy del marito ferito. Nel castello di famiglia a Gland, in Svizzera, oltre al personale sanitario hanno accesso pochissime persone. L’ex team principal della Ferrari, il francese Jean Todt. L’ex direttore tecnico del Cavallino, il britannico Ross Brawn. Una cerchia ristrettissima, vincolata al massimo riserbo.  Schumi non è “attaccato a una macchina”, come si dice in gergo. Respira da solo, per capirci. Ma non è in grado di interagire con chi lo frequenta. Lo ha fatto capire recentemente Mick, il figlio che sta tentando di ripercorrerne le orme di pilota: “Mi piacerebbe poter confrontare le mie esperienze al volante con papà, che in pista è stato il più grande di tutti”. E in quel condizionale, in quel “mi piacerebbe”, sta racchiusa la verità. Nel silenzio, Corinna comunque non molla. Un paio di anni fa si era sparsa la voce di un trasferimento di Michael in una clinica di Parigi, specializzata nella infusione di cellule staminali, per tentare un nuovo approccio terapeutico. Nessuna conferma, nessuna smentita.  La vita continua. Corinna Schumacher ha promosso una fondazione intitolata “Keep Fighting “, che significa “Non mollare”. Non serve spiegazione, credo.

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Roma, 3 gennaio 2023 -&nbsp;Michael Schumacher compie gli anni. Giusto oggi sono 54. Eppure, malinconicamente lo sappiamo tutti: per lui il tempo si è fermato. A fine dicembre del 2013, il Campionissimo della Formula Uno cadde sugli sci in Alta Savoia. Le dinamiche dell’incidente non sono mai state ricostruite con assoluta precisione. Di sicuro il 7 volte iridato si stava divertendo in compagnia del figlio Mick, all’epoca adolescente. 
<img alt="Michael Schumacher nel 2004" data-img="/polopoly_fs/1.8429533!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg" data-img-alt="Michael Schumacher nel 2004" data-img-thumb="/polopoly_fs/1.8429533!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" data-polopoly-id="1.8429533" data-shortcode="true" data-type="image" polopoly:contentfilepath="/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" polopoly:contentid="1.8429533" src="https://cdn.quotidiano.net/polopoly_fs/1.8429533!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" title="Michael Schumacher nel 2004"> Le conseguenze dell’impatto con le rocce innevate furono devastanti. All’indomani della caduta, nell’unico bollettino medico rilasciato in oltre tremila giorni, l’unico!, i dottori di Grenoble parlarono di lesioni irreversibili al cervello. Da allora, più niente. Corinna, la moglie, ha chiesto e ottenuto silenzio. Difende con stoicismo la privacy del marito ferito. Nel castello di famiglia a Gland, in Svizzera, oltre al personale sanitario hanno accesso pochissime persone. L’ex team principal della Ferrari, il francese Jean Todt. L’ex direttore tecnico del Cavallino, il britannico Ross Brawn. Una cerchia ristrettissima, vincolata al massimo riserbo. Schumi non è “attaccato a una macchina”, come si dice in gergo. Respira da solo, per capirci. Ma non è in grado di interagire con chi lo frequenta. Lo ha fatto capire recentemente Mick, il figlio che sta tentando di ripercorrerne le orme di pilota: “Mi piacerebbe poter confrontare le mie esperienze al volante con papà, che in pista è stato il più grande di tutti”. E in quel condizionale, in quel “mi piacerebbe”, sta racchiusa la verità. Nel silenzio, Corinna comunque non molla. Un paio di anni fa si era sparsa la voce di un trasferimento di Michael in una clinica di Parigi, specializzata nella infusione di cellule staminali, per tentare un nuovo approccio terapeutico. Nessuna conferma, nessuna smentita. La vita continua. Corinna Schumacher ha promosso una fondazione intitolata “Keep Fighting “, che significa “Non mollare”. Non serve spiegazione, credo.

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