Venerdì 19 Aprile 2024

McEnroe, un colpo di Genius per Sinner

L’ex numero 1 pronto ad allenarlo: "L’ho visto agli Us Open, è veramente una spugna. Mi piacerebbe aiutarlo e l’ho detto a Piatti"

di Paolo Franci

"Sono disponibile a un lavoro part-time per aiutare Jannik Sinner a diventare un grande giocatore, anche se lo diventerà indipendentemente dal fatto che lo alleni io oppure no. Ho detto a Riccardo Piatti che se vuole il mio aiuto per formare questo splendido giocatore italiano, per migliorarlo e aiutarlo a crescere, sarei ben felice. L’ho visto allenarsi lo scorso anno durante gli Us Open ed è davvero una spugna". Una buona regola del giornalismo dice che, quando una ’virgoletta’ è troppo lunga bisogna asciugarla. Vero. Però ci sono rarissime eccezioni. E questa dichiarazione d’amore di John Patrick McEnroe lo è, indubbiamente. Intanto perchè sfoggia un’umiltà che è forse figlia dei capelli bianchi, chiedendo un "part-time" e affermando che Sinner comunque diventerà grande a prescindere che lui lo alleni o no.

E mica solo per questo. Perchè SuperMac - noto anche come ’Super Brat’ per le leggendarie litigate con gli arbitri o ’The Genius’ per evidenti motivi - ha letto nel tennis di Sinner qualcosa di speciale. Qualcosa che non si vede ad occhio nudo se non sei stato un numero uno o, meglio, se non sei stato colui che ha cambiato il tennis negli anni ’80 grazie a uno stile di gioco mai visto prima. John McEnroe è agli Australian Open in veste di commentatore per Discovery, ha seguito Berrettini compiere le sue imprese a dispetto del maledetto virus intestinale. Lo ha ammirato eliminare Carlitos ’the machine’ Alcaraz, cullando l’idea di accettare la sfida. E cioè guidare Jannik verso il sogno Slam. Nei giorni scorsi un entusiasta Sinner aveva faticato a tenersi stretta la grande novità: "Nel mio team ci sarà una new entry che non voglio svelare...". Dichiarazione che ha portato a SuperMac in un lampo, se non altro per quella dichiarazione-autogol di Riccardo Piatti del 2020: "Io e John abbiamo già lavorato insieme con Milos Raonic. È un simpatizzante di Jannik e gli ho mandato un messaggio in cui gli dicevo che fra un anno avrò bisogno di lui". Tombola. Anzi, Gioco, partita, incontro. Nel rito del mosaico e cioè mettendo insieme le dichiarazioni dei tre, come si fa a non pensare che SuperMac non sia già a braccetto con Piatti e Sinner?

Come in tanti altri sport, il tennis non sfugge alla regola dell’ex giocatore che diventa coach. C’è però una enorme differenza rispetto al calcio, ad esempio. Una differenza intima perchè il grande tennista rispetto a un qualsiasi allenatore di pallone, diventando coach decide di svelare se stesso, di violare i propri segreti tecnici e tattici per darli a uno sconosciuto o quasi. Perchè lo fa? Perchè l’effetto calamita del campo, del pubblico, dell’adrenalina è irresistibile, pur ’giocando’ con il braccio di un altro. E allora nell’ultimo decennio abbondanteè stato un proliferare di grandi(issimi) ritorni. In principio fu Ivan Lendl quando decise di allenare Murray nel 2012 a distanza dall’ultima palla giocata sul campo, nel 1994. E guarda un po’ da lì in poi Andy vincerà Us Open, Wimbledon, l’oro olimpico e non solo. E, dopo due anni, Murray scelse un’altra big, Amelie Mauresmo. La fuoriclasse francese che ha allenato Llodra, Azarenka, Bartoli e Lucas Pouille.

A proposito di Lendl: ricordate quell’impudente ragazzino che gli batteva da sotto sbeffeggiandolo e battendolo a Parigi agli ottavi? Sì dai, Michael Chang il giocatore più giovane ad aver vinto un Major - il Roland Garros nel 1989 a 17 anni e 95 giorni - ha allenato Nishikori, con cui collabora ancora, e Amber Liu, che poi diventò sua moglie.

Martina Navratilova è tornata ad impugnare la racchetta qualche anno fa per allenare la polacca Radwanska, anche se ha retto solo 5 mesi. Nella sfilata degli dei meritano menzione speciale Stefan Edberg, sei titolo dello Slam ed ex numero uno come Lendl, che ha allenato Roger Federer dal 2014 al 2015. O Boris Becker che ha collaborato con Novak Djokovic. Ha odiato il tennis come nessuno Andre Agassi, che poi però non ha resistito e anche lui ha allenato The Djoker, Dimitrov e oggi è mentore di Sebastian Korda. Eppoi Sergi Bruguera coach di Gasquet e Tsonga, fino ad arrivare ad altri due superbig. Carlos Moya, 20 titoli in carriera, è il coach di Rafa Nadal, dopo aver allenato Raonic. Ivan Ljubicic, ex numero 3 Atp, ha contribuito alla seconda giovinezza di Roger Federer. Altro mostro della racchetta è Goran Ivanisevic, già tecnico di Cilic, Berdych, Raonic e soprattutto arma segreta di Nole Djokovic. Eh già, un croato che allena un serbo. Bello no?