Giovedì 18 Aprile 2024

Max vuole mettere la quarta: ma c’è Mou

La Juve lanciata da tre vittorie non può permettersi altri passi falsi, Dybala è out. La nuova Roma deve scoprirsi grande negli scontri diretti

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di Paolo Franci

Strana è la vita. E strano è questo Juve-Roma, per molti aspetti così diverso per i due ’nemici’ Max e Mou. Entrambi abituati a lavorare rimbalzando tra mille certezze, si ritrovano in una situazione se non inedita, perlomeno rara. Perché stavolta ad avere la meglio sono i dubbi – anzi il dubbio – e non di formazione, sebbene anche lì ce ne sono di cose da dire.

Quello di Max è lì, grande come una montagna ma facile da scacciare attraverso una vittoria. Nel caso, la quarta di fila in campionato (la quinta contando la Champions). E cioè: che Juve sarà quella che duellerà con la Roma? Finalmente fuori dal periodo di "assestamento" come ha detto Pavel Nedved e quindi sul binario della riscossa definitiva? Oppure c’è il rischio di un passo indietro? Il timore c’è, anche perché là davanti il peso offensivo è precipitato per l’assenza simultanea di Morata e Dybala. Quest’ultimo, che aveva sperato di esserci magari per la panchina, ha alzato la mano, mentre per Alvaro c’è speranza, come racconta Allegri: "Paulo è molto più indietro rispetto ad Alvaro, che oggi (ieri, ndr) si allena con la squadra. Per la sua convocazione dipende dai rischi. Non vogliamo vanificare il lavoro dei medici".

L’emergenza là davanti apre un altro inaspettato spiraglio per Moise Kean, non un granchè fin qui sia con la Juve sia in Nazionale. Max però lo tiene in caldo: "Kean sta bene come tutti gli altri. Senza Morata la scelta cadrebbe su di lui, Chiesa o su Kaio Jorge, che non ha i 90 minuti nelle gambe, ma è forte e sveglio". L’idea è che nel 4-4-2 che affronterà la Roma Moise e Fede Chiesa si ritroveranno fianco a fianco, con Bernardeschi esterno di centrocampo. L’imperativo di Allegri è chiaro: "riaccendere subito l’interruttore" e tutti devono rispondere. A chi gli chiede della fine dello love story con Ambra risponde secco: "Non ne parlo".

L’imperativo di Mou è, invece: "coraggio e personalità". E qui si accende il dubbio del portoghese, che si lega con il pessimo andamento del suo conterraneo e predecessore Paulo Fonseca, incapace di mettere su una squadra in grado di impennarsi per coraggio e personalità negli scontri diretti, finendo per perderli tutti o quasi in due stagioni. Quindi è logico pensare che Mou (che ha regalato una maglia al campione di mma Conor McGregor) si stia chiedendo quanto siano cresciuti i suoi da questo punto di vista e nell’impatto con le grandi squadre, considerando che allo Stadium la Roma raramente ha fatto bella figura e spesso è finita sotto di brutto. Il dubbio di campo invece è sull’acciaccato Tammy Abraham: "Viene con noi a Torino - ha spiegato Mou - poi vedremo...".