Mauro Bellugi, l'animo del guerriero: "Ho male ovunque, ma voglio vincere io"

Il racconto: "Tutto è iniziato il 4 novembre, avevo dolore ai piedi. Soffrivo di anemia mediterranea, il virus ko"

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Si definivano arcigni difensori, stopper. Quelli vecchio stampo, palla o gamba, con una spiccata personalità per affrontare l’uomo-gol che via via l’allenatore avversario appioppava per provare a fregarlo. Mauro Bellugi, spesso, ne usciva vincitore. Gol pochissimi: uno solo in carriera, ma in Coppa Campioni al Moenchengladbach, nella ripetizione degli ottavi di finale della celebre "partita della lattina". In compenso, anche chi passava dalle sue parti aveva vita complicata a centrare il bersaglio. Quelle gambe solide, toste, se l’è portate via una malattia che lo ha colpito a 70 anni, il Covid, per una sfortunata convergenza.

Mauro Bellugi morto: il Covid, le gambe amputate e la voglia di non mollare mai

Ci racconti, Bellugi.

"Il 4 novembre scorso ho cominciato a sentire male ai piedi. Mai avuto una sensazione del genere. Li ho guardati, erano completamente neri. Sono andato al pronto soccorso al Monzino e quando mi hanno visitato abbiamo visto che l’annerimento arrivava fino all’inguine. Mi hanno detto: o ti tagliamo le gambe o muori. Di morire non avevo voglia, per cui hanno amputato".

Come mai le è successo questo?

"Purtroppo ho contratto il coronavirus e già soffrivo di anemia mediterranea. In una forma di per se innocua, ma che se trova una sponda come il Covid non lo è più".

Oggi come sta?

"Sento male ovunque e devo restare in ospedale. Con quali gambe vado a casa? Sto aspettando di poter cominciare la rieducazione con un fisioterapista. Entro una ventina di giorni spero di poter cercare delle protesi da poter utilizzare".

L’hanno chiamata in tanti dopo che si è diffusa la notizia del ricovero?

"Un mare di gente. Anche persone che non sentivo da molto tempo, amici d’infanzia. Nel calcio Damiani, Bordon, con cui ho convissuto ai tempi dell’Inter. Ho sentito tanta gente vicina".

Cosa chiede all’anno che sta per arrivare?

"Che le cose vadano bene non solo per me, ma per tutti. Ho visto molti amici che hanno contratto il Covid, ma loro dopo una ventina di giorni al massimo sono usciti dall’ospedale sulle proprie gambe".

Come definirebbe questa esperienza?

"È peggio di un derby. Peggio di una finale di Coppa dei Campioni. Ma io quella che ho giocato contro l’Ajax purtroppo l’ho persa. Stavolta voglio vincere".

Non ha perso la sua proverbiale ironia.

"Io sono così. Quando gli eventi sono negativi, ancor di più mi viene da combattere".

La aspettiamo in tv?

"Assolutamente. Sennò chi li fa gli "Up & Down" delle partite dell’Inter?".