Mancio e Jannik ragazzi d’oro

Giuseppe Tassi

Il futuro dello sport italiano é in mano a due ragazzi, uno di 19 anni e uno di 56. In questo maledetto 2020, che stanotte cala il sipario, c’è stato anche un virus buono, quello dello sport: un appiglio di speranza, una parentesi di gioia in mezzo a lutti infiniti. Bene, i simboli di questo contagio da ottimismo sono Jannik Sinner, giovane tennista di San Candido (Alto Adige) e Roberto Mancini, ct della nazionale di calcio, figlio di un falegname di Jesi. Li ho definiti ragazzi entrambi perché, a dispetto dell’età, il Mancio porta con sé una carica di entusiasmo e una freschezza di idee che hanno saputo riscattare il calcio azzurro da una crisi profonda, dopo il fallimento mondiale del 2018. Logico che, con l’occhio rivolto al 2021, Jannik e Roberto diventino i simboli di una rinascita che deve completarsi attraverso sfide stimolanti e grandi risultati. Il giovane tennista col cappellino e i nervi d’acciaio ha già vinto a Sofia il suo primo torneo Atp, diventando il più precoce italiano a centrare l’impresa. Ora il traguardo è quello di entrare nella top ten del tennis mondiale e magari di guadagnarsi un posto nel Master, che proprio dal 2021 si giocherà a Torino. I mezzi fisici e mentali non mancano a Jannik e la sua tecnica, specie nell’approccio a rete e nelle volee’, può crescere in modo esponenziale. Il figlio del falegname di Jesi non fa miracoli ma il 2020 del Mancio é stato un inno alla speranza.

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