Giovedì 18 Aprile 2024

"Mancini, è ora che ti cediamo il testimone"

De Sisti campione d’Europa nel ’68: "Se vince domani, ha tante chances di bissare la nostra impresa: anche se noi avevamo tante stelle"

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di Enrico Salvadori

Secondo lui è arrivata finalmente l’ora di passare il testimone. Dopo ben 53 anni. Il ricordo di quell’Europeo vinto in casa è fatto di filmati in bianco e nero della finale bis con la Jugoslavia. L’Olimpico illuminato dai fuochi accesi sugli spalti, Facchetti che alza per primo il trofeo che passa di mano in mano fino ad arrivare a lui. Nella memoria di Giancarlo De Sisti, per tutti ‘Picchio’, sono fotogrammi nitidi e non sbiaditi. Oltre mezzo secolo dopo l’infaticabile metronomo del centrocampo si augura che quelle emozioni le possano vivere gli azzurri di Mancini...

De Sisti, vede delle similitudini tra il cammino dell’Italia nel 1968 e quello sin qui nell’Europeo itinerante?

"Sono situazioni diverse perché nel ‘68 la fase finale durò solo cinque giorni. Quest’anno si giocherà un mese e per chi arriva in fondo sono sette partite. Un’analogia c’è. Sia nel 1968 che nel 2021 le nazionali sono state frutto di una ricostruzione dopo due fallimenti: i mondiali inglesi del ’66 e la mancata qualificazione ai mondiali 2018. Valcareggi e Mancini hanno svolto un grandissimo lavoro ma con una differenza: nel 1968 c’erano anche tante stelle come Riva, Anastasi, Mazzola, Rivera. L’Italia attuale è un collettivo fortissimo e non ci sono insostituibili".

A ben vedere anche il vostro successo fu determinato dalle rotazioni. Nella finale bis Valcareggi operò sei cambi rispetto a due giorni prima.

"All’epoca era inusuale, non c’erano le sostituzioni a gara in corso, ma il nostro allenatore fece tesoro del primo match pareggiato e apportò tante novità dopo averli studiati bene a livello tattico. Anche io fui impiegato nella ripetizione. Al di là di questo indovinò tutto".

Col Belgio sarà dura…

"E’ una squadra forte a livello fisico e tecnico. Sono ai vertici del ranking e non per caso. Non riesco però ancora a capire che gara sarà: Lukaku è un pericolo pubblico e ci vorranno la forza e l’esperienza di Chiellini e Bonucci per fermarlo. Però se De Bruyne non ce la fa sarà un’altra partita, è un giocatore di livello mondiale per visione di gioco e capacità realizzativa. Indipendentemente da tutto ce la giochiamo".

Il nostro destino invece non dipende solo da tre giocatori

"Mancini ha lavorato bene costruendo un gruppo coeso che ha comunione d’intenti. E’ un tecnico di statura internazionale come ha dimostrato nel City e anche nell’Inter. E in questo organico dove tutti danno il massimo chi scegli non delude. La forza sta nell’intercambiabilità e anche nella bravura di far credere nel lavoro che si fa anche a chi come Pessina in questo gruppo ci è stato chiamato all’ultimo momento".

Si rivede in qualcuno di questi azzurri del 2021?

"Il calcio è profondamente cambiato e più che mai oggi ogni giocatore è se stesso. Mi vien da sorridere ripensando a un grande maestro come Niels Liedholm che a Firenze ad esempio ci diceva il nostro giovane attaccante Piccinetti era il nuovo Bettega ma al tempo stesso non voleva che lui fosse paragonato ad altri perché era davvero unico. Vedendo il loro tipo di gioco le mie caratteristiche sono simili a quelle di Jorginho e soprattutto di Verratti".

Delusioni in questo Europeo ce ne sono state tante

"La Francia innanzitutto ma non mi attendevo neanche una resa così prematura della Germania, anche se i tedeschi sono stati penalizzati dagli episodi. Sul banco degli imputati c’è sicuramente la Francia e in particolare Mbappè che oltre all’errore decisivo dal dischetto con la Svizzera ha fatto davvero poco".

Dunque De Sisti è il momento che un’altra Italia possa seguire le vostre orme

"La scaramanzia è d’obbligo ma questa Italia ha le carte in regola. Se supera lo scoglio Belgio le possibilità sono davvero tante".