Mancini è in bilico, Gravina: "Deve restare"

Il presidente Figc: per i club la nazionale è spesso un fastidio, il progetto va avanti con Roberto. Il ct: troppo deluso per parlare del mio futuro

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di Paolo Grilli

Una folla d’altri tempi, con una gioia pre pandemia, aveva accolto gli azzurri al Barbera. Tutto inutile, a volte il cuore non basta: dentro il campo e fuori. E ora non possono non scattare i processi, perché se è vero che ieri meritavano molto di più gli azzurri, è altrettanto inevitabile ribadire che il risultato descrive e circoscrive praticamente tutto, nel calcio. Nazionale dal paradiso all’inferno, di nuovo. Con la netta sensazione che oltre alla magia, si sia persa anche l’occasione per valorizzare e proteggere una squadra che ci aveva fatto sognare. Adesso cosa succederà a Mancini, sotto contratto fino al 2026?

"Come a luglio è stata la cose più bella accadutami a livello personale – ha detto il ct, che anche dopo il ko incassa la nuova fiducia del presidente della Figc Gravina ("Il progetto con Mancini va avant e spero che lui restii") – questa è la più grande delusione. E’ successa una cosa incredibile. La partita abbiamo fatto di tutto per vincerla, ma certe gare sono così... Non so cosa dire. Mi spiace molto per i giocatori. Il mio futuro? La delusione è troppo grande per parlarne". La vittoria a Wembley sembra lontana secoli. Ora c’è da ripartire dai bassifondi del pallone, anche se custodiremo per sempre le emozioni di quell’estate magnifica. Tutta Palermo si era stretta alla Nazionale con una passione tracimante. Ricreando quell’entusiasmo che ci aveva trascinato fino al tetto d’Europa contro ogni pronostico. Davvero paradossale pensare che questo dream team di tutti scivolato nelle qualificazioni non si meritasse una pausa di campionato degna per preparare un appuntamento del genere, quello che decide le sorti e gli umori quasi di un lustro calcistico nei nostri confini.

Mancini aveva già lanciato un messaggio forte nel prepartita, per quanto ammantato della sua usuale eleganza. Proprio lui che in passato mai aveva osato lamentarsi credendo giustamente e ciecamente nella forza giovane dei suoi. Capaci di issarsi fin dove pochi avrebbero immaginato. "Forse una volta la Nazionale era più sentita – l’amara considerazione del Mancio –. Ma oramai è decenni che non è sentita come lo era prima...". Chiaro il riferimento ai tentativi non riusciti di dedicare più spazio alla preparazione di un appuntamento vitale per il nostro calcio, a livello economico e di immagine se proprio non si vuole considerare il preponderante lato sportivo. Paradossale, dopo l’impresa di Wembley. Il campionato si è ripreso quasi tutta la scena, e in parallelo si è assistito al braccio di ferro tra Figc e Lega per gli spazi reciproci da calibrare. E ieri sera lo stesso Gabriele Gravina è tornato a sottolineare proprio quest’aspetto: "Per i club la nazionale è spesso un fastidio".

L’entusiasmo del Barbera, al di là del risultato, merita di essere ricordato a lungo. Così come gli applausi che quasi all’istante hanno ricoperto i fischi contro l’inno macedone. "Una sconfitta inspiegabile, siamo affranti e distrutti", dice Chiellini. Siamo tutti come il nostro eroe, senza parole.