Giovedì 25 Aprile 2024

"Mamma sognava la A a Monza negli anni ’50"

"Fu lei a portarmi allo stadio a 6 anni: morì che ero adolescente, anche per questo la promozione è una gioia indescrivibile"

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di Giulio Mola

Sei giorni dopo sembra tutto ancora più bello. La serie A conquistata dopo una rincorsa estenuante, la pirotecnica festa promozione, l’orgoglio di un territorio (la Brianza) che si gode qualcosa di mai visto, la commozione per l’ennesimo successo ottenuto nella più che quarantennale carriera da dirigente. Dopo la tensione e lo stress accumulati nelle ultime settimane, per Adriano Galliani è la settimana della gioia. Lui e Silvio Berlusconi hanno compiuto l’ennesimo capolavoro calcistico trascinando i biancorossi per la prima volta ai vertici del calcio italiano. "Ho una felicità nel cuore incredibile. Sono monzese, ho avuto la buona sorte che mia mamma Annamaria mi portava a vedere il Monza da quando avevo sei anni, lei stessa sognava la A negli anni 50. Morì che ero adolescentee, perciò ora è una gioia indescrivibile. Perché è quel che ho desiderato nella mia vita. Ma non chiamiamolo sogno, il mio è un grande amore...".

Ci racconta come ha vissuto queste giornate?

"Domenica a Pisa avete visto tutti che partita epica è stata. Al triplice fischio non avevo neppure la forza per alzare le braccia. Pensi se avessimo perso, a quest’ora ero sotto un treno... (sorride). Il martedi abbiamo fatto festa fino a mezzanotte e poi via, a casa. La mattina successiva alle 9 ero al lavoro per strutturare il Monza che verrà per il campionato di serie A. Non dimenticate mai da dove veniamo, nel 2018 il Monza era in C. Per me occuparmi di Monza giorno e notte è un piacere infinito, delle vacanze non mi frega nulla. Metterò le mie capacità a disposizione per affrontare un altro sport. L’ho detto anche al presidente Berlusconi, la A è un’altra cosa..."

Quanto le è mancato star lontano al grande calcio?

"Credo di essere l’unico dirigente d’Europa che da capo azienda ha vinto la C, la B, la A, la Champions League e il Mondiale per club. Ma trionfare in C non mi ha dato meno gioia che conquistare il Mondiale per club. Mi creda, il piacere è stato uguale. Ora siamo arrivati in A e bisogna allestire una squadra per conservare la categoria, dal primo al diciassettesimo posto, la mia testa ha quest’unico pensiero e lavoro per questo... ".

Presto si rimetterà al tavolo in Lega Calcio ritrovando vecchi alleati o storici rivali...

"Vero, martedi 7 giugno c’è già un’assemblea di Lega e sono stato invitato. Quella è stata per anni un po’ casa mia, già nel 75-76 quando ero a Monza la Lega era unica per club di A e dei cadetti, lì ci ho vissuto fino al 2017. Felice di ritrovare tante persone che già conosco..".

Però qualcosa è cambiato. Lei rientra in una serie A piena di proprietà straniere...

"Ha ragione, ma il mondo si è globalizzato in tutti i settori. Nella moda sono rimasti Armani, Prada, Dolce e Gabbana. Nel calcio lo stesso. La mia carriera è segnata dalla profonda amicizia con Silvio Berlusconi: prima per lavoro a fine anni ‘70 e poi nel mondo del pallone dall’86. Certo, era un calcio in cui il proprietario era tifoso sin da bambino del club, ma questo romanticismo per fortuna esiste ancora, almeno da parte nostra. Non so se siamo meglio noi o Gerry Cardinale, ma non mi disturba questo. E’ un mondo diverso, io sono nato a Monza e non potrei occuparmi di Como o Varese: quei dieci anni al Monza dal 1975 al 1985 sono serviti per poi cominciare un’epopea col Milan con 29 trofei in trentuno anni e ora rieccoci qui col Monza".

Vero che pensava al Monza anche nei giorni più difficili della sua battaglia col Covid, marzo 2021, al punto che i medici le proibirono l’uso del cellulare?

"Sfatiamo la leggenda, nessuno mi ha mai tolto il telefonino. Sono stato in terapia intensiva undici lunghissimi giorni, sapevo di essere in pericolo di vita anche se non mi avevano intubato, ma il Monza era nei miei pensieri, il modo migliore per distrarsi e pensare a ciò che avrei fatto appena uscito dall’ospedale. Mi spiace solo che il Monza fece pochi punti, forse se fossi stato presente accanto a Brocchi saremmo andati in A l’anno scorso. Quello del Covid è un periodo passato, doloroso, e per questo non lo dimenticherò per tutta la mia vita".

Parliamo di cose belle. Mercato. Balotelli fra passato e futuro...

"Per ora è prematuro. Ho iniziato a pianificare, con Berlusconi si è parlato, aspettiamo, anche se fra i messaggi ricevuti sul cellulare ci sono quelli dei procuratori, da Jorge Mendes in giù..."

Se ci fosse il suo amico Raiola oggi al Monza verrebbe accostato il nome di Ibrahimovic...

"Una dolorosa perdita quella di Mino. Per quel che riguarda Ibrahimovic, ora deve guarire e deve star bene. In linea di massima è un calciatore del Milan. Sa che gli vogliamo bene, non nego che due giorni fa sia io che il presidente Berlusconi lo abbiamo sentito, vediamo..."

Qual è il suo prossimo sogno?

"Riuscire a fare del Monza una società che sia stabilmente in serie A. Ho in mente il modello Atalanta, Sassuolo, Udinese. Parlo di città come Monza per dimensioni e club che mantengono la categoria da anni".

Servirà però riempire lo stadio, Monza per anni è stato un feudo di milanisti e juventini...

"Sono altre generazioni. Da quando sono tornato, col sindaco di Monza Dario Allevi abbiamo cominciato a dare ai bambini in prima elementare un astuccio del Monza. Perché ricordo a tutti che Monza non è la terza squadra di Milano ma il primo club della Brianza, dove vivono 800mila persone. E’ questo il mio sogno, fare una grande squadra per i nostri tifosi".

Immagini Milan-Monza, Berlusconi accanto a lei. Per chi tifa?

"Avrà il cuore diviso in due ma certamente tiferà Monza".