Martedì 23 Aprile 2024

Lukaku-Skriniar: Inter, polvere di stelle

Il belga irriconoscibile e la firma dello slovacco resta un problema. Così l’errore di Sacchi spiega il risultato ma nasconde i problemi

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di Mattia Todisco

Un altro stop in trasferta, un altro fine settimana a riflettere. Il 2023 inizia come era andata la seconda metà del 2022 dell’Inter. Si vince, poi ci si ferma. Il motore si accende, poi si inceppa, poi riprende. La velocità costante che servirebbe per rimettersi in carreggiata nella corsa scudetto non si vede nemmeno all’alba del nuovo anno. Il successo col Napoli ha illuso i nerazzurri di poter mettere la marcia alta e mantenerla a lungo, il 2-2 di Monza (tra grandi polemiche per un fischio precipitoso di Sacchi che ha anticipato il possibile 1-3 di Acerbi) è una spinta sul pedale del freno. La strategia comunicativa di Inzaghi nell’immediato post-gara si è incentrata sull’episodio arbitrale più importante. Lo scontro tra biancorossi che il fischietto ha giudicato come un fallo di Gagliardini, rendendo nulla l’inzuccata di Acerbi. Da capire se Di Gregorio si ferma perché sente il fischio o per mantenere la posizione in attesa dell’impatto col pallone da parte del difensore, nettamente in vantaggio rispetto a tutti gli avversari. L’episodio è chiaro. Da parte monzese Palladino si è salvato in corner appellandosi al "tutti si sbaglia, arbitri compresi". Nel primo tempo c’era stato un contrasto in area Acerbi-Ciurria che aveva fatto gridare al rigore i padroni di casa, circostanza certamente più interpretabile di quella contestata dall’Inter. A cui, nell’esame del giorno dopo, non deve però mancare la lucidità per capire cosa non funzioni nella gestione dei finali. Ci sono gare in cui (vedi Firenze) Venuti regala il 3-4 calciando addosso a Mkhitaryan in pieno recupero e i processi svaniscono perché, ubi maior, conta il risultato. Se però l’episodio gira contro, se l’armeno perde una palla che non può farsi sfuggire per tentare un sombrero a metà campo, bisogna metterci la cattiveria che il Monza ha dimostrato, leggero nella sua positiva classifica e meritevole di elogi per averci tentato fino alla fine, e che tra i nerazzurri è sembrata fallace. Quando la classifica piange, la prima corsa a partire è quella al capro espiatorio. Difficile non accorgersi di quanto Lukaku abbia faticato dopo l’ingresso in campo. Se Inzaghi non lo ha confermato titolare è per prudenza nei confronti di un calciatore che ha vissuto metà stagione in infermeria, ma non solo. La condizione è evidentemente ancora da costruire. Due impegni ravvicinati, dopo aver disputato una buona gara (pur senza segnare) col Napoli, sono evidentemente un plus che il belga non riesce a sostenere. In campo ci sono però altri dieci giocatori. Uno dei quali, Skriniar, è stato "richiamato" a firmare il prolungamento dagli ultras interisti. Lo striscione esposto è di supporto, di affetto. Il giocatore è un pilastro della squadra, perderlo a zero scatenerebbe la caccia a un sostituto in un momento in cui i fondi per acquistare un centrale dello stesso livello scarseggiano. Per questo Marotta e Ausilio attendono risposte. Al più presto. Se sarà un "no", difficilmente avranno il tempo per cederlo a gennaio e mettere in tasca un benché minimo guadagno.