Martedì 16 Aprile 2024

Lukaku e Lautaro, l’Inter arriva in Porto

I due attaccanti fanno staffetta e vanno a segno entrambi, Mkhitaryan completa il tris: nerazzurri pronti per la sfida europea

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Lautaro Martinez ha festeggiato in questo modo il gol del 3-1 che ha chiuso la gara e ha permesso all’Inter di tornare a quindici punti dal Napoli capolista

di Mattia Todisco

La logica del risultato impone il sorriso. L’Inter vince, vendica la sconfitta dell’andata alla Dacia Arena battendo 3-1 l’Udinese non senza patemi. Ora sì, si può pensare alla Champions League e al Porto, avversaria mercoledì negli ottavi. Riassemblata attorno a Brozovic, capitanata da Handanovic (chi si rivede), con Skriniar, Calhanoglu e Martinez in panchina a risparmiare energie per la Champions, la squadra di casa passa spesso dai due più "chiacchierati" della settimana, Barella e Lukaku.

Col lutto al braccio per la scomparsa di Castagner, i prescelti di Inzaghi partono col canovaccio conosciuto. Possesso palla, scambi stretti, tanta fisicità e presenza in area. Il venerdì 17 è alle spalle, ma proprio il numero funesto per la cabala è indigesto all’Udinese. Ne segna tanti, di minuti, il tabellone elettronico quando il fischietto Dionisi abbandona la postazione Var (dove è stato richiamato) per assegnare un rigore causato dall’improvvido intervento di Walace su Dumfries. Lukaku, impeccabile dagli undici metri nella sua prima avventura a Milano, sbaglia una volta. Non la seconda, concessa dal direttore di gara dopo la respinta di Silvestri: il nuovo entrato Masina, in campo da 1’ per l’infortunato Ebosse, impedisce la ribattuta dopo essere entrato in area prima del dovuto. Trovato il vantaggio, l’Inter si siede. Amministra come finora spesso non le è riuscito di fare, salvo nei grandi appuntamenti.

All’Udinese basta aspettare che l’avversario si scomponga, perdendo palla in uscita e lasciando una voragine che Lovric vede e attacca, fulminando il connazionale Handanovic al calare del primo tempo. Esperienza per esperienza, Inzaghi avvicenda Darmian con D’Ambrosio al termine dell’intervallo. Volitiva e imperfetta, l’Inter comanda il gioco senza rendere effettiva nelle occasioni la propria superiorità. Qualche cross, inventiva quasi azzerata, vecchio problema di una rosa costruita senza elementi di fantasia. Anche quando Silvestri regala un pallone sbagliando una presa, non c’è prontezza nel raccogliere l’improvvisa opportunità. Nella girandola di cambi, Inzaghi non deroga al suo credo. Se entra una punta, esce una punta, quindi niente "LuLa" e Martinez al posto di Lukaku. Mkhitaryan tenta invano la via della potenza, Silvestri sbarra la strada e lo fa anche con Dzeko dopo un altro maxi regalo (il secondo dell’Udinese) in disimpegno. La squadra di Sottil ha il merito di provarci e il demerito di non punire quando Success lancia un contropiede in netta superiorità numerica, sventato da Dumfries che automaticamente innesca il capovolgimento di fronte su cui Mkhitaryan fa esplodere il Meazza azionando il piatto destro. Nel finale l’armeno esce claudicante. Gagliardini e Gosens rafforzano il fortino. Lautaro divora il tris cercando una giocata di lusso laddove servirebbe la concretezza operaia, di cui rammenta di avere capacità pochi istanti più tardi al cospetto del portiere: stavolta la gara è chiusa.