Mercoledì 24 Aprile 2024

L’Uefa gioca d’azzardo: 60mila a Wembley

Schiaffo a Draghi e alla Merkel: Ceferin e Johnson aumentano il pubblico della finale. Ieri il boom di contagi in Inghilterra dal 19 febbraio

di Paolo Franci

All’ombra del tempio del pallone british, Wembley, si gioca una partita senza pallone. Una partita che evidentemente fa rima con Brexit e mette in contrapposizione chi non s’è mai amato granchè – tuttaltro – come Germania e Inghilterra, protagonisti di accesa rivalità dentro e fuori dal campo. Si sa, la politica sa bene come usare il pallone per tracciare vendette e scorciatoie. E siccome, come diceva il Divin Giulio, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende, che lo scontro sulla final four a Wembley col rischio Covid sia diventato una partita politica, tra tackle durissimi e falli da dietro, è ormai chiaro.

In questa vicenda che parte dalla guest star della situazione, il premier Draghi e arriva al rilancio, la conferma e l’aumento di spettatori per le finali deciso dall’Uefa, si è arrivati al muro contro muro anche se - la vicenda della Superlega insegna, come ha saggiamente ricordato Giovanni Malagò, numero uno del Coni - è dell’Uefa l’ultima parola. Quale? Eccola.

Confermata la sede: le semifinali e le finali di Euro2020 si giocano a Wembley. E non solo, invece dei 40mila spettatori consentiti finora, ce ne saranno 60mila. Tradotto: ai tackle di Draghi e di Angela Merkel - che ieri ha rincarato: "Penso e spero che la Uefa avra’ un atteggiamento responsabile. Non credo che sarebbe buono se ci fossero gli stadi pieni li’... E’ una zona affetta dalla variante del virus". l’Uefa ha risposto tirando dritto. E non solo, da Nyon filtra anche la notizia che il governo inglese e i vertici dell’Uefa stiano lavorando su altre ’aperture’, nonostante la situazione dei contagi e l’obbligo di quarantena (da 5 a 10 giorni, ma il clan azzurro e il seguito entrerà in ’bolla’ per giocare gli ottavi e in deroga alla normativa vigente ndr) per chi si reca nel Paese. D’altra parte, quando - ieri - l’Uefa ha spazzato via le illazioni, con una nota anella quale confermava Londra quale sede delle finali, subito il governo inglese ha raddoppiato la marcatura con la dichiarazione di Boris Johnson: "Non vediamo l’ora di ospitare delle fantastiche finali a Wembley in modo prudente e sicuro". BoJo è assai abile nello sfruttare le cose del pallone – ricordate la SuperLega? – ma i dati non sono certo rassicuranti. I contagi ieri hanno toccato quota 11.625 (mai così dal 19 febbraio) a causa della variante Delta. Un’impennata che però, fortunatamente, non si riflette su ricoveri e decessi (27) grazie alla campagna vaccinale con 75 milioni di dosi somministrate e il 60% di popolazione adulta interamente immunizzata. In ogni caso, in Inghilterra sono convinti di avere la situazione sotto controllo, anche se l’allerta c’è, vista la decisione di rinviare le riaperture post lockdown dal 21 giugno a non prima del 19 luglio. E cioè 8 giorni dopo le finali di Wembley.

Sotto al prato del tempio del palone inglese, si gioca dunque la partita dei veleni del post-Brexit e ai richiami dei Paesi del’Ue e dell’Oms all’Inghilterra, che invocano maggior senso di responsabilità, sottolineando come gli spettatori potrebbero diventare veicoli di contagio in giro per l’Europa nonostante la quarantena, gli inglesi rispondono sfoggiando le certezze di Matt Hancock, numero uno della Sanità inglese che definisce "incoraggianti" le indicazioni sulle vaccinazioni; mentre ’Ollie’ Dowden, ministro dello Sport, sottolinea come si sia: "lavorato con Uefa e Federazione per imporre misure rigorose e stringenti a tutela della sicurezza pubblica, nostra massima priorità. Le finali saranno un momento indimenticabile sulla strada della ripresa nazionale".