Locatelli-Berardi, l’Italia nasce a Sassuolo

Il centrocampista firma la doppietta decisiva, Mimmo ispira il primo gol: la poesia di una squadra che ha la grandezza della provincia

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di Leo Turrini

Martedì mi sono ritrovato per caso a pedalare sulle sponde del fiume Secchia con Remo Morini. Di mestiere si occupa di pratiche automobilistiche, ma da quaranta anni trascorre tutte le domeniche sulla panchina del Sassuolo. C’era quando i neroverdi sfidavano il Crevalcore, c’è anche adesso quando l’avversario è la Juve di CR7 o l’Inter di Lukaku.

Dovete sapere che il Secchia è il fiume di noi sassolesi, solo che ormai abbiamo in squadra gente che può tranquillamente immaginarsi, a breve, sulle rive del Tamigi. A Londra, sede della finale. Sempre di fiume trattasi, se ti chiami Berardi o Locatelli.

Insomma, in attesa di ulteriori Euro eventi qui siamo in presenza di una favola in stile Cenerentola.

Perché a Sassuolo siamo sì e no cinquantamila abitanti, siamo cresciuti a pane e ceramica e però poche storie, l’Italia del pallone siamo noi. E non è uno scherzo. Chiedere agli svizzeri per avere conferma.

"Stiamo in serie A dal 2013 - mi ricordava Morini, che per inciso è pure cugino di mia moglie, sbuffando sui pedali -. È stato Giorgio Squinzi, con sua moglie Adriana, a scommettere su un progetto in apparenza folle. Eravamo tra i dilettanti, adesso siamo un pezzo importante della Nazionale... ".

Di questa storia, che dal Secchia porta al Tamigi!, Domenico Berardi è il simbolo. Cominciò quasi per caso, pare preferisse il calcetto, si è trasformato in gioiello. Da anni si parla di una sua cessione, lo hanno accostato alla Juve, all’Inter (di cui è tifoso), a grandi club europei. Ma lui niente, ha pure messo su famiglia con una ragazza del posto, è diventato papà, in paese accarezziamo l’idea che non se ne vada mai.

"Purtroppo i coniugi Squinzi non ci sono più - mi ha spiegato Morini -. Ma la famiglia porta avanti l’investimento e la linea del nostro direttore generale, Giovanni Carnevali, non cambia: chi vuole i nostri campioni li deve pagare il giusto, tra l’altro questo Europeo sta dimostrando che puoi essere un protagonista a livello assoluto anche senza giocare in società di una metropoli... ".

Discorso ineccepibile e sacrosanto, che vale pure per Locatelli. Il Loca ha una storia distinta e distante da quella di Berardi, non è cresciuto in neroverde, ha radici Milan, eppure si è ritrovato nella dimensione sassolese. Tanto che molti lo accostano alla nuova Juve di Max Allegri.

Allegri, già. "Era il nostro allenatore quando salimmo in serie B -ricorda Morini- Siamo rimasti amici, almeno una volta al mese torna in paese... ".

Ma se vuole Locatelli, ce lo deve pagare. E da ieri sera il prezzo è salito, mi sa.