"Lo sport è la ricetta per far ripartire l’Italia"

Da Velasco a Cassani, da Montali a Domenicali, tutti riuniti a casa Sacchi: "I sogni fanno entrare nella vita, il Covid si combatte anche così"

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di Doriano Rabotti

FUSIGNANO (Ravenna)

Se c’era un posto adatto a immaginare un futuro aperto dello sport italiano, quello era un parco. Se c’era un padrone di casa adatto, per l’attenzione che ha sempre dedicato ai valori etici prima ancora che sportivi, quello era Arrigo Sacchi. Se c’era un momento per unire cervelli fini che hanno fatto la storia dello sport italiano nel mondo, è questo settembre che ha appena acceso l’ennesimo arcobaleno azzurro nel cielo del mondo, tra Paralimpiadi ed Europeo di volley femminili, dopo le Olimpiadi e l’Europeo di calcio.

Ci voleva Arrigo Sacchi per riunire, nel parco Piancastelli della sua Fusignano, un consiglio dei...ministri dello sport incredibile. Se valessero solo i titoli, ieri sera sul palco ce n’era una cifra più vicina ai duecento che ai cento: all’invito di Sacchi hanno risposto Manuela Di Centa, plurimedagliata alle Olimpiadi nello sci di fondo, l’ex capo della Ferrari e oggi leader della Formula 1, Stefano Domenicali, il ct del ciclismo Davide Cassani, e i due rivali storici sotto la rete del volley Julio Velasco e Gian Paolo Montali.

Solo che il punto non erano le vittorie, stavolta: il tema della serata era quello dell’importanza dello sport nella ripartenza del paese. Un futuro al quale i grandi saggi del nostro sport hanno mirato dopo aver rivissuto insieme il passato, visitando (con green pass) la mostra dedicata alla carriera dell’ex ct azzurro del calcio al vicino museo San Rocco. Scherzando come i vecchi amici che sono nel vedere Sacchi calciatore con la maglia del Baracca Lugo ("ma allora non è vero che non hai giocato", hanno osservato Velasco e Montali per una volta d’accordo), mentre l’imolese Domenicali spiegava alla comitiva che il punto dove l’Emilia diventa Romagna è il Rio Sanguinario, e non il Santerno come molti credono.

Sul palco, dopo, tutti hanno svelato il segreto che li ha mossi agli inizi, ed è un mazzo di chiavi universali dal quale ognuno può scegliere la sua, una ricetta che risponde alla domanda della serata. Così la Di Centa ha confidato che dopo aver ricevuto un paio di sci rossi a 4 anni la sua olimpiade era arrivare al panificio del padre scivolando sulla neve, Montali ha ammesso senza ipocrisia di aver iniziato per soldi, voglia di potere e per poter andare un giorno a Parigi a visitare il cimitero dove è sepolto il suo mito Jim Morrison, Velasco ha sottolineato come i bambini siano più bravi dei direttori sportivi perché scelgono sempre il compagno più forte, quando fanno le squadre.

E così Cassani ha ringraziato il ciclismo "per tutto quello che mi ha fatto esplorare, la prima volta che da Solarolo ho attraversato la via Emilia verso le colline, mi sentivo Cristoforo Colombo che stava scoprendo l’America", Domenicali ha diviso un’altra volta il territorio in "Emilia motor valley, quattro ruote, Romagna due ruote", raccontando di essere nato nella stessa casa di Giancarlo Marocchi "e dalle prime foto si capiva già chi poteva giocare a calcio".

E in fondo la morale di una serata unica è una ricetta che si può applicare a tutto il mondo, ma all’Italia di più: le radici piantate nella propria terra danno la forza di guardare l’orizzonte con fiducia. "Il Covid mi aveva allontanato dal calcio, ma fare sport regala sogni, obiettivi che si raggiungono con fatica, fa entrare nella vita".

Sacchi dixit.