"L’Italia ora ci crede e non ha mai paura"

L’intervista Il pilone azzurro Fischetti: "Le vittorie su Samoa e Australia sono un pieno di fiducia, contro il Sudafrica ce la giocheremo"

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di Doriano Rabotti

E’ una delle colonne dell’Italrugby che sta riscrivendo la storia. Danilo Fischetti, 24 anni, romano di Genzano, è uno dei volti freschi di una nazionale che dopo aver battuto Samoa e Australia, domani a Genova ci proverà anche contro i campioni del mondo del Sudafrica.

Fischetti, dopo le vittorie contro Samoa e Australia che cosa è cambiato?

"Ci sentiamo una squadra più confidente, le vittorie danno fiducia al gruppo. Abbiamo preso consapevolezza che facendo le cose per bene e credendo in noi stessi riusciamo a centrare grandi obiettivi".

Si aspettava di battere l’Australia?

"Mi aspettavo grandi prestazioni, magari con l’Australia non parti con l’idea di poter vincere, ma sabato mattina ci credevo al cento per cento".

Il finale è stato incredibile. Che cosa pensava mentre Donaldson sbagliava l’ultimo calcio a tempo scaduto e vi dava la vittoria?

"Tutto e niente, pensi che hai perso anche se hai fatto tutto bene. Io ho guardato il calcio a metà, mi sono girato e ho guardato solo la rincorsa, non volevo vedere. Poi ho visto che i miei compagni correvano felici..."

Siamo alla svolta per il rugby azzurro?

"Due vittorie danno una mano, ma svolta è una parola grande. Di sicuro stiamo costruendo qualcosa di importante, dal presidente in giù abbiamo fiducia e cerchiamo di portare aventi questo percorso. Dal Galles in poi, abbiamo vinto cinque partite su sei, sbagliando solo contro la Georgia".

Il Sudafrica è una montagna scalabile?

"Ovvio che è dura, sono campioni del mondo, completi in tutto: mischia e drive, trequarti, il triangolo dietro. Ma noi partiamo per dimostrare che le nostre prestazioni non sono frutto della fortuna. Daremo il cento per cento senza paura"

Onestamente: dove potete arrivare? Avete margini ancora tutti da esplorare...

"Il fatto che ci siano tanti giovani nel gruppo ci fa ben sperare per il futuro, ma abbiamo anche elementi d’esperienza. E c’è uno come Luca Bigi che pur non giocando è una delle persone più importanti del gruppo per etica del lavoro e impegno".

Basta un cambio di ct a spiegare il cambio di rendimento?

"Domanda difficile. Crowley sicuramente ci ha dato una grande mano a capire le nostre potenzialità, a farci apprendere. Molto ovviamente passa per i giocatori, poi".

Che cosa manca al nostro rugby per fare il salto definitivo?

"Forse un po’ di tesserati e qualche impianto di qualità, ma se riusciamo a giocare sempre così ci possiamo levare molte soddisfazioni".

La vostra nazionale è amata ben oltre i risultati che ottiene, e questo è strano, in Italia.

"Il rugby è passione, amore verso lo sport, è chiaro che se vinci fa piacere, ma credo che passi il messaggio della fratellanza, della capacità di condividere anche le partite perse sedendosi al fianco dell’avversario. Ci fa capire che si può convivere anche se la pensi in modo differente, nel rugby come nella vita"

Anche se quando il suo debuttò saltò a causa di un tifone lei non era così...filosofo.

"Ah ah, vero. Al mondiale 2019, ci speravo e invece cancellarono la partita per il maltempo. C’era un po’ di arrabbiatura e di delusione, ma credevo e speravo che ci sarebbe stata una seconda opportunità. Ed è arrivata".

Lei è cresciuto in una famiglia di rugbisti, poi è diventato romanista nel calcio.

"E’ vero. Mio padre giocava, mio fratello gioca. Io non ero un grande appassionato di calcio, sono stati i cugini dalla parte di mio padre, Simone e Alessio, a convincermi. Cosa che non è riuscita agli zii da parte di mamma, che sono laziali".

Che cosa pensa delle sfuriate di Mourinho?

"È il suo modo di essere, lui è uno showman, gli piace molto far parlare di sé. Non entro nel merito perché non conosco lo spogliatoio, ma penso che se le potesse risparmiare".

Danilo, che cosa è per lei il rugby?

"È la mia vita, non riuscirei a vivere senza queste emozioni, soddifazioni e anche momenti duri. Anzi, i momenti difficili sono la parte più bella. Perché poi puoi rialzarti".