L’Italia di Mancini era sazia e disperata, Allegri invece sa come mangiare lo scudetto

Italo

Cucci

Poco più di un mese fa l’Inter aveva già vinto comodamente lo scudetto mentre la Juve empolizzata mortificava gli juventini e faceva godere il resto d’Italia. Dodici punti la Juve ha grattato ai rivali nerazzurri furbescamente senza neppure qualificarli avversari - come dice Allegri, negando ambizioni da scudetto - ma puntando sl massimo al secondo posto. Mentre io so, avendolo scritto più volte, che alla Signora per arrivare al tricolore manca solo una virtù, la ferocia, avendo già miracolosamente scoperto la modestia. Su suggerimento di personaggi come Andreazzoli. La ferocia, ahilei, manca anche all’Inter e porta a rimpiangere – su entrambi i fronti – quell’Antonio Conte che ha inventato la geniale Intensitá per assecondare le voglie di vittoria dei calciatori. Il vantaggio di Inzaghi è la disperazione, più efficace della (sincera?) serenità di Allegri. Sarebbe bello rivedere allo Stadium i fantasmi di antiche sfide per godersi il Derby d’Italia e il gran finale di campionato evitando accuratamente di buttare il bambino con l’acqua sporca. Soprattutto se il bambino ha un nome e un’immagine preziosa: Giacomo Raspadori da Bentivoglio. Che un giorno sarà interista – lo è già nel cuore – o juventino.