Jean Alesi: "Leclerc come me: non deve rassegnarsi"

"Trent’anni fa arrivai in Ferrari e in cinque anni vinsi appena un Gran Premio. Un pilota deve credere sempre nella sua macchina"

Jean Alesi con il figlio Giuliano

Jean Alesi con il figlio Giuliano

Il signore sì che se ne intende. A lui è già capitato. Ormai trenta anni fa, alla fine del 1990, Jean Alesi arrivò in Ferrari con l’etichetta di potenziale campione del mondo. A Maranello veniva ad affiancare un pluricampione del mondo come Alain Prost. Doveva essere una favola, si rivelò un incubo. Chissà se Carletto Leclerc, reduce dallo schianto di Monza, ha mai pensato alla...analogia.

"In cinque stagioni vinsi appena un Gran Premio – ricorda con un mezzo sorriso il francese oriundo siciliano –. Eppure, non mi sono mai pentito".

Oggi molti cominciano a paragonare la storia di Alesi a quella di Carletto Leclerc...

"Uh, spero per lui che l’epilogo sia diverso, ci mancherebbe altro".

Ma un pilota senza una macchina competitiva da solo non può vincere.

"Condivido, del resto a parte i tempi eroici dei Nuvolari è stato sempre così. Valeva per me, vale adesso per il monegasco".

Qualcuno teme che Leclerc possa andare, come dire, in depressione.

"È un discorso che non esiste. Io mi sono battuto e sbattuto per la Ferrari per cinque lunghi anni. Quando mi andava bene, forse arrivavo terzo. Però, non mi sono mai arreso. Può essere demoralizzato Vettel, che è a fine contratto e nemmeno sa se troverà un’auto per l’anno prossimo. Ma Leclerc proprio no".

Consigli da dare a Carletto?

"Uno solo. Chi guida una monoposto deve crederci sempre, a prescindere dalla qualità della macchina. Solo così in una scuderia, figuriamoci poi in Ferrari, il driver può trasformarsi in valore aggiunto".

Leclerc lo è...

"Sicuro. Ha già mostrato il suo talento. Deve semplicemente ricordare a se stesso che un pilota non ha diritto alla rassegnazione. Mai. Posso aggiungere una cosa?".

Prego.

"La Ferrari ha investito su Charles. Lo ha fatto crescere nelle categorie minori, lo ha lanciato in Formula Uno, lo ha messo sotto contratto fino al 2024, un evento senza precedenti nella storia del Cavallino. Ora spetta a lui ricambiare, contribuendo alla rinascita".

Ma la Rossa è dannatamente indietro.

"Risalirà. Io con la Ferrari non ha conquistato il mondiale, eppure non ho rimpianti, è stato un onore fare parte della squadra. Mi sostituì Schumi, che è stato il più grande di tutti".

A proposito: ti aspettavi che Hamilton avrebbe raggiunto così in fretta i record del tedesco?

"No, ma Lewis insieme alla Mercedes in questi anni ha fatto un lavoro eccezionale. Sentimentalmente mi dispiace, Michael è un grande amico. Però Hamilton merita solo elogi, è un grande, il migliore della sua generazione".

Jean, come se la cava tuo figlio Giuliano, che corre in F2 ed è un allievo della Accademia Ferrari?

"Ero più bravo io, ma questa è solo una battuta".