Le giovanili "ostaggio" dei genitori

Ad Avellino minacce di morte per un figlio in panchina: ennesimo caso di un fenomeno sempre più diffuso

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di Paolo Grilli

La triste casistica del genitore-procuratore, più teso del figlio nella sua pretesa del massimo risultato – proprio in virtù delle magnifiche doti del ragazzo che però pochi notano – si arricchisce di un episodio inquietante. Che cozza contro tutto: logica, educazione, spirito sportivo.

Ad Avellino si è andati ben oltre le ormai classiche alte aspettative nutrite dal genitore del campionicino. Si è passati, infatti, alle gravi minacce nei confronti del responsabile del settore giovanile che non avrebbe favorito l’impiego in campo di un adolescente. Ed è scattata una indagine da parte della questura irpina.

"Ti taglio la testa e la metto in valigia", ha detto questo padre furente a Giuliano Capobianco, capo del settore giovanile dei ‘Lupi’, “colpevole“ insieme all’allenatore della formazione under 17, dell’immotivata decisione di tenere il giovane in panchina. Il tutto è accaduto durante la partita con i pari età della Viterbese, finita 2-2, disputata domenica sul campo di Venticano. Il dirigente ha presentato una denuncia dopo che, in seguito alle minacce, l’uomo ha anche tentato di aggredirlo.

Il giorno precedente, sugli spalti del “Partenio-Lombardi“, un altro genitore, padre di un ragazzo non più tesserato con l’Avellino, aveva insultato e colpito con un pugno, andato a vuoto, un giornalista dell’ufficio stampa, a sua volta accusato di non aver valorizzato le qualità calcistiche del figlio

Il presidente del club biancoverde, Angelo Antonio D’Agostino, ha espresso solidarietà e sostegno ai propri tesserati. Sul caso è intervenuto il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli. "È vergognoso e inqualificabile – scrive – che genitori di giovani calciatori arrivino a minacciare il responsabile del club nel quale gioca il figlio perché quest’ultimo non viene fatto giocare. La Lega Pro condanna senza se e senza ma questi episodi di violenza agli antipodi con i principi fondamentali del nostro calcio".

La necessità di valorizzare i giovani sul campo e farli crescere sotto ogni punto di vista viene ribadita ogniqualvolta il calcio dei “grandi“ presenti lacune di risultati o morali. Ma siamo sicuri che il sistema in cui si muovono i ragazzi sia sufficientemente sano, fondato così com’è su una giungla di provini e spesso mosso dall’unico criterio dell’affare? Un paio di anni fa è stato pubblicato il libro “Il Mister non lo vede...: Manuale di istruzioni per genitori di giovani calciatori“ di Paolo Seghezzi e Marzia Terragni, dedicato proprio a chi, aggrappato alla rete a bordo campo, sogna spesso l’impossibile per il pargolo che sgambetta in campo. Ignorando quanto sia invece costruttiva una partita passata in panchina, pensando che c’è altro rispetto al calcio, e che la speranza, prima o poi, di giocare, vale molto più dell’ansia di dimostrarsi quel campione che non si è.