Giovedì 18 Aprile 2024

L’Argentina canta, mille giorni di te e di Messi

Battuta l’Australia nel giorno della partita storica di Leo, Alvarez raddoppia: poi l’Albiceleste trema nella ripresa dopo l’autogol di Fernandez

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di Leo Turrini

Dunque, dove eravamo rimasti? Ah, sì: alla partita numero 1000 di Leo Messi, uno che sta al calcio come Raffaello stava alla pittura. E cosa c’è di più eccitante, per un artista, della scintilla del Genio che all’improvviso si materializza nel capolavoro?

Capolavoro, esatto. Come un tango di Piazzolla. Come un libro di Borges. E come un tocco magico del divino Maradona, il punto di riferimento ideale, l’idolo di una vita.

In un istante, in un click lungo mille partite, Messi ci ha messo un’altra volta il più mancino dei tiri: un gol dei suoi ha sbloccato un match che poi l’Australia, nonostante il raddoppio da…scippatore di Alvarez, ha avuto il merito di tener vivo fino all’ultimo respiro, sfiorando il 2-2 in extremis.

Lo show. Se è vero che siamo tutti figli del Dio pallone, allora Messi è il nostro gran sacerdote, il nostro rabbino, il nostro mullah. Anche ieri sera ha fatto cose pazzesche, dispensando assist come fossero noccioline. Purtroppo per lui Lautaro Martinez, entrato nella ripresa, era in modalità Lukaku, cioè ha sprecato di tutto e di più, dunque auguri a Simone Inzaghi per il futuro dell’Inter, cosa diavolo volete mai che aggiunga.

In generale e senza offesa, il ct Scaloni sarà pure bravo, per carità. Ma qui si ha l’impressione che ci sia troppa differenza tra Leo e i suoi compagni di brigata.

Il panico. Comunque l’Argentina ha qualcosa di insano nel sistema nervoso. Sul 2-0 era padrona della partita, ha beccato un autogol e di colpo gli australiani si sono rianimati. Ormai il calcio è globale, schemi e meccanismi li conoscono ad ogni latitudine: non ci fosse stato Martinez (il portiere, mica lo sgangherato Lautaro) ad esibirsi in una miracolosa parata al settimo minuto di recupero, beh, l’Australia avrebbe trascinato i Gauchos ai supplementari.

Nonostante Messi.

L’Olanda. Infine, per tornare alle suggestioni evocate all’inizio, nel quarto contro l’Olanda Messi dovrà ispirarsi ad un altro simbolo della gloria Albiceleste: quel Mario Kempes che affondò i tulipani nella finalissima del Mundial datato 1978. E non sarà una sfida semplice: la squadra dell’interista Dumfries fin qui è la sorpresa europea del torneo. A dimostrazione che i vecchi maestri come Van Gaal non di rado ad impartire lezioni sono più bravi dei giovani insegnanti.

Buona domenica.