Quando un uomo piange, manifesta un sentimento che può essere di gioia, commozione o dolore. L’immagine di Marco Serra da Torino, 39 anni, disperato al termine di Milan-Spezia, è di quelle che devono far riflettere il movimento intero del calcio. Perché, al netto dei processi che si possono fare per una direzione non buona e un macroscopico errore che potrebbe costare addirittura lo scudetto al Milan, dietro c’è un uomo. E l’uomo, si sa, sbaglia. Di certo Marco Serra non dimenticherà mai la serata da incubo vissuta a San Siro. E pensare che stava per portarla comunque a casa, la prestazione grazie all’ausilio del Var, che giustamente era intervenuto sulla mancata concessione del rigore al Milan (poi sbagliato da Theo Hernandez). La frittata in piena zona Cesarini: fallo di Bastoni su Rebic, la palla arriva a Messias che segna. L’arbitro, però, non concede il vantaggio e la rete del brasiliano è inutile. E, da regolamento, non può contare nemmeno sul Var. Uno sbaglio che diventa disastro pochi istanti dopo, quando lo Spezia trova con Gyasi il gol vittoria: da 2-1 a 1-2 in meno di due minuti, complice un Milan che ha sbagliato davvero troppo. Il finale è drammatico, sotto il profilo emotivo, e distrugge l’animo e il morale di Serra, consapevole di averla fatta grossa. Ed ecco le lacrime, dopo che in campo si era già scusato alzando occhi al cielo e braccia in segno di resa. Un gruppo di giocatori del Milan ha provato a parlargli e tra loro c’era anche Ibrahimovic, uno che di vittorie e sconfitte ne ha vissute parecchie. Lo svedese non ha protestato e nemmeno infierito sull’arbitro, anzi. Un gesto da campione, quello dello svedese. Ha provato ad incoraggiarlo sostenuto anche dal club che, nonostante un’ovvia rabbia per quanto accaduto, ha deciso come da ...
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