L’Amstel a Kwiatkowski e alla nostra Cavalli

di Angelo Costa

Amstel in fotocopia: come un anno fa, decide il fotofinish. Premiando Michal Kwiatkowski, polacco di 31 anni bravissimo a sdoppiarsi: vincente nelle corse di un giorno, aiutante maggiore nei grandi giri a tappe. Con questo schema ha messo assieme una carriera niente male: nella trentina di successi che ha in bacheca, conta un Mondiale, una Sanremo, due Strade Bianche, una Tirreno-Adriatico e adesso il bis nella classica della birra in Olanda, già vinta sette anni fa e sfiorata un paio di stagioni dopo.

Grazie al fotofinish, amarissimo nell’edizione precedente per il suo compagno Pidcock, il vecchio Kwiato si vede riconosciuta una vittoria che radio corsa a caldo aveva frettolosamente attribuito al rivale Cosnefroy, regalandogli cinque minuti di paradossali festeggiamenti in eurovisione e amplificandone la conseguente delusione. A decidere è una fotografia, così come la foto della corsa è proprio l’ex iridato: è lui a spaccarla sul trentesimo dei 33 muri di giornata, formando il gruppetto decisivo con undici uomini, è ancora lui a darle il colpo di grazia ai meno venti, con un allungo che solo Cosnefroy intuisce, lasciando il favorito Van der Poel prigioniero degli altri compagni di avventura e di una delle rare giornate in cui l’olandesone, alla fine quarto dietro il belga Benoot, subisce le corse anziché farle.

Come già al Fiandre, poca Italia: Trentin, diciassettesimo a quasi due minuti, il meno peggio. Per cercar gloria meglio rivolgersi alle donne: l’Amstel al femminile celebra l’astuzia di Marta Cavalli, cremonese di 24 anni brava a prendere in contropiede i mostri sacri olandesi all’ultimo chilometro, impresa completata dall’ottavo posto dell’iridata Balsamo e dal decimo di Bertizzolo.