Venerdì 19 Aprile 2024

La sfida di Lukaku: reinventarsi con Inzaghi

Tifosi dell’Inter in festa per il ritorno dell’attaccante, ieri a Milano per visite e firma. Con Conte dominava in campo aperto, ora sarà diverso

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di Mattia Todisco

Sarà di nuovo l’Inter di Romelu Lukaku. Un anno dopo l’addio, uno dei tanti di un’estate travagliata: Conte, Hakimi, Eriksen, il belga che salutano la compagnia, ma per il belga era un arrivederci. La stagione al Chelsea non è andata come previsto. Lukaku ha scelto di tornare all’ovile e la reazione di ieri dei tifosi (festanti al Coni per le visite e sotto la sede per la firma) dimostra che in pochi hanno visto come un tradimento il passaggio in Premier. Chi lo ha fatto è già passato al perdono.

La squadra che riammetterà il centravanti in gruppo è grosso modo la stessa, con qualche modifica. Il modulo è rimasto il 3-5-2 ereditato da Conte e mantenuto intatto da Inzaghi, Dumfries ha garantito standard di rendimento pari a quelli di Hakimi e Calhanoglu ha ben figurato in vece di Eriksen. È cambiata, nettamente, la filosofia. Quando Conte ha provato a impostare una squadra più offensiva, all’inizio della sua seconda stagione, i risultati gli hanno dato torto. Abbassando il baricentro, complice l’uscita dalle coppe europee, l’Inter ha vinto lo scudetto prendendo un ritmo insostenibile per tutti. L’idea di calcio di Inzaghi è differente. Si rischia di più, lasciando i difensori uno contro uno e puntando sulla mole di occasioni create. Quando l’attacco ha fatto cilecca o la condizione è venuta meno (il periodo delle sette gare con sette punti) il meccanismo si è inceppato. Tatticamente parlando, non essendoci Lukaku e con Dzeko titolare nella maggior parte delle gare, si è sfruttato il centravanti di manovra e la qualità dei compagni attorno al bosniaco per imporre un calcio più fluido, meno incentrato sullo strapotere di "Big Rom" a campo aperto.

Il tecnico, presumibilmente, non recederà dall’idea di gioco impostata, ma è consapevole di poter agire di rimessa se la partita lo consentirà o metterà i giocatori in condizione di doverlo fare. Detto che ieri ha svolto le visite anche Asllani, che Bellanova le farà a breve (lunedì) e che Onana e Mkhitaryan ci sono già passati, i due grandi punti interrogativi per l’undici base restano Dybala e la possibile rivoluzione in difesa. Per l’argentino bisognerà aspettare qualche uscita importante a livello di ingaggio. A inizio luglio verrà salutato Vidal tramite buonuscita, si aspetteranno offerte per Sanchez (che ad oggi non sembrano imminenti) e poi si procederà eventualmente cercando una transazione.

Marotta e Ausilio devono scegliere se aggiugere una quinta punta di grido o tenerne quattro cercando una soluzione per Dzeko o Correa. In più servirà un passo da parte del club e uno dell’attaccante per ridurre la forchetta tra domanda e offerta su ingaggio, commissioni e premio alla firma. La retroguardia potrebbe invece perdere Skriniar, nel mirino del Paris Saint-Germain. Si attende un’offerta che tocchi almeno 70 milioni (il PSG è arrivato a 60 con bonus e delle contropartite rifiutate dai nerazzurri) per poi virare su Bremer e Milenkovic, duo che sostituirà lo slovacco e Ranocchia, acquistato a parametro zero dal Monza. Ieri ai brianzoli è finito anche Stefano Sensi in prestito.