La rivoluzione delle donne, dirige Maria Sole

Ferrieri Caputi arbitrerà domenica Sassuolo-Salernitana: dalla Milliat a Rapinoe, una lunga storia di emancipazione sul campo

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di Paolo Franci

Il momento è indubbiamente storico. Ed asciugarlo dalla facile retorica non è semplice. Maria Sole Ferrieri Caputi, nome lunghissimo e carriera ’snella’ ma evidentemente brillante – 23 gare in C, tre in B, due in Coppa Italia e una da ’quarto ufficiale’ in Monza-Udinese – domenica prossima esordirà in Serie A. Dirigerà cioè, Sassuolo-Salernitana. E proprio il numero uno dei fischietti, Alfredo Trentalange, ha definito il debutto della Ferrieri Caputi un "momento storico". Aggiungendo: "Qui non viene dato per privilegio ciò che spetta per diritto. Questa persona si è guadagnata il percorso che ha fatto". La Ferrieri Caputi entra dunque di diritto nella lunga scia delle donne che hanno cambiato lo sport, sul campo, fuori o con un fischietto in mano e lo stesso coraggio nel voler cambiare le cose.

Sarà una coincidenza – e in effetti lo è: le due figure non sono paragonabili – ma anche il coraggio di Alice Joséphine Marie Milliat era racchiuse in quattro parole come per la Ferrieri. La Milliat, detta anche ’La suffragetta dello sport’ o ’La Militante’, fu colei che mise al tappeto Pierre De Coubertin, fondatore dei Giochi olimpici moderni. La Milliat, dopo aver fondato a Parigi la ’Federation des societes feminines sportives de France’, nel 1922 organizza a Parigi la prima Olimpiade delle donne, i ’Jeux Olympiques Féminins’, in risposta al "No" della Federazione internazionale di atletica alla richiesta di partecipazione ai Giochi. A quel tempo, le gare di atletica non erano ammesse alle Olimpiadi. Nel 1926 però Alice organizza a Goteborg la seconda edizione dei ’suoi’ giochi, atletica compresa, e il Cio, cede: nel 1928 ad Amsterdam, per la prima volta sono ammesse cinque prove femminile di atletica leggera ai Giochi.

Non si può dimenticare la nostra Alfonsina Strada, la ’figlia della campagna’ nata a Riolo di Castelfranco Emilia che ha rivoluzionato il ciclismo al femminile. E visto che gare per ragazze di livello non ce ne sono all’alba del secolo scorso lei, cocciuta e sostenuta dal marito Luigi cesellatore di vedute assai moderne e suo primo tifoso, si iscrive al Giro di Lombardia ai tempi della prima Guerra Mondiale. Il punto è che il ciclismo era talmente sport ’da uomini’ che nessuno nei regolamenti aveva pensato di proibirlo alle ragazze. E così Alfonsina sale in bici, pedala e arriva ultima a un’ora e mezzo di ritardo dai fenomeni tipo Girardengo. Nel 1924, succede che i big distertano il Giro d’Italia per questione di soldi. E Alfonsina non si fa scappare l’occasione. Corre, lotta, soffre, cade e si rialza. La escludono per aver corso una tappa fuori tempo massimo. Le concedono di continuare fuori classifica e arriverà tra i 30 atleti su 90 che concludono il Giro.

C’è poi Alice Marie Coachman, ragazza di colore nata nel 1923, in mezzo ad un’America profondamente razzista. Non poteva allenarsi con i bianchi, però nel 1948 a Londra stabilisce il record olimpico nel salto in alto (1.68 metri). E’un momento storico: Alice è la prima atleta afroamericana a vincere una medaglia alle Olimpiadi. E come dimenticare Billie Jean King, fuoriclasse della racchetta che ha usato il suo talento e la sua visibilità per la lotta – vinta – per abbattere la disparità nello sport tra uomo e donna? E’ grazie alle sue battaglie che nel 1973 gli Us Open sono il primo grande torneo a equiparare le vincite tra uomini e donne. Diversi anni dopo, sarà Serena Williams con la sorella Venus, a cambiare il tennis, aprendo la strada alla nuova generazione di giocatrici attiviste e impegnate. Ci sono, molti altri esempi, ma non possiamo non citare le ’guerrigliere’ del calcio Usa che, guidate da Alex Morgan e Megan Rapinoe, dopo 6 anni di battaglie legali, ottengono la parità di premi rispetto ai maschi in Nazionale.