Giuseppe Tassi Sarà pure di corto muso, come piace ad Allegri. Ma battendo l’Inter con il siluro di Kostic la Juve è nei fatti la seconda forza del campionato. Senza il -15 di penalità, sarebbe a 15 punti dal Napoli delle meraviglie e davanti alla Lazio di Sarri, che oggi e la prima delle inseguitrici. È quasi un paradosso ma la zavorra caricata dal giudice sportivo sul collo della Signora ha esaltato lo spirito di rivincita della squadra, ne ha riacceso il motore. E si sa quanto nel calcio possano incidere le motivazioni. Penso ai Mondiali vinti dopo il Calcioscommesse (1982) e Calciopoli (2006). La rabbia agonistica e la fame cannibale, che Allegri ha predicato per una stagione intera, sembrano le compagne ritrovate di questa rincorsa disperata, di questa vigorosa riscossa che mira a un posto in Champions, aspettando l’esito del ricorso del 19 aprile. In un campionato pieno di colpi di scena e di sconfitte inattese (quelle dell’Inter sono 9), la Juve può giocare la sua sfida. Anche se Pogba non si è mai visto, se Di Maria gioca a singhiozzo, Chiesa si rompe come un cristallo pregiato e Paredes è desaparecido. Aggrappato alla maturità di Rabiot, all’entusiasmo verde di Fagioli e Soulè e alle forti motivazioni del gruppo, Allegri può centrare l’impresa impossibile: un finale da vera Juve.