"La nostra medaglia sarà dare l’esempio"

Luca Pancalli, presidente Cip: "Ogni atleta ispira qualcuno a iniziare e lo sport è di grande aiuto al riconoscimento dei diritti dei disabili"

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Presidente Pancalli, dopo le splendide Olimpiadi l’Italia aspetta grandi risultati anche dalle Paralimpiadi.

"Siamo strafelici dei risultati ottenuti dagli azzurri a Tokyo2020, ma accettare la sfida sarebbe come cimetarsi nel test decisivo di Masterchef. Senza fare confronti, assicuro che le nostre federazioni e gli atleti sono pronti a dare il meglio".

Luca Pancalli, 57 anni, presiede il Comitato Italiano Paralimpico. Ecco le sue attese e speranze, non solo in chiave agonistica, dalle imminenti paralimpiadi.

Da chi possiamo aspettare medaglie?

"Preferisco parlare per discipline, senza citare singoli. Abbiamo aspirazioni nel nuoto, suffragate dai risultati nei mondiali; nella scherma; nel tiro con l’arco; nell’atletica leggera; nel judo femminile e nel taekwondo. Guardo con fiducia e affetto al sitting volley. Ma daremo il massimo in ogni campo".

Esperienza o gioventù? Quale criterio ha ispirato le scelte?

"Dei nostri 113 atleti, ben 69 pari al 63% saranno al debutto paralimpico. Il partecipante più giovane, che gareggerà nell’equitazione. ha compiuto 18 anni il 20 maggio. La squadra di nuoto ha età media di 25,6 anni".

Dolorose, le esclusioni di chi è rimasto a casa?

"Da padre di famiglia avrei voluto portare tutti gli atleti paralimipci. Le federazioni hanno operato selezioni severe su base meritocratica: per tutti, convocati e non, la miglior garanzia e il miglior stimolo a migliorarsi".

Al di là delle medaglie che arriveranno, cosa decreterà il successo della spedizione?

"Che ogni alteta in gara sia fonte di ispirazione a fare sport per le persone con disabilità che ancora non lo praticano ma potrebbero farlo. Lo sport è uno degli strumenti con cui si afferma il riconoscimento dei diritti dei disabili".

Ambra Sabatini, atleta Fidal prima dell’incidente in cui perse la gamba, racconta che già in ospedale si ispirò alla paralimpica Martina Caironi.

"Le Paralimpiadi sono una grande vetrina: e ogni atleta in gara esibisce la propria prestazione, e al contempo rivela la propria vicenda umana. Martina Caironi aveva già ispirato l’avvicinamento allo sport di Monica Contraffatto che da miliare perse una gamba durante una missione in Afghanistan nel 2012 e vinse il bronzo a Rio 2016".

Un paralimpico tira l’altro.

"Bello che persone colpite, spesso nel fiore degli anni, da incidenti che li segneranno per sempre, pensino allo sport come chiave della vita futura. Per questo è fondamentale il sostgno dei media. La Rai seguirà le paralimpiadi in diretta. Ogni organo di informazione può contribuire a un messaggio che non sarà solo sportivo".

Nel campo del sostegno alla disabilità, lo sport è più avanti o piu indietro, rispetto al resto della società?

"Direi piu avanti, sul piano culturale anzitutto: nello sport si considera la persona per ciò di cui è capace, non per ciò che gli manca o non ha più. Visione positiva, che dovrebbe essere estesa a ogni aspetto della vita".

E sul piano delle strutture, dove si sta meglio?

"Sono da migliorare l’accessibilità agli impianti, l’abbattimento di barriere e va colmato il gap fra nord e centro sud".

Pochi giorni fa centinaia di monumenti - in Italia il Colosseo ed edifici di Milano e di Cortina, sedi delle Olimpiadi invernali 2026 - sono stati illuminati di viola per sensibilizzare verso la condizione del milione e 200 persone colpite da disabilità, pari al 15% della popolazione mondiale.

"Tutto contribuisce a portare alla luce persone troppo spesso considerate ’invisibili’ e che ogni giorno lottano per un lavoro trasporti, sanità, scuole, assistenza domiciliare all’altezza del rispettivi bisogni. Saremo orgogliosi, se attraverso lo sport, l riusciremo a contribuire a migliorare la condizione di tutte le persone disabili che nel loro privato, disputano ogni giorno le proprie paralimpiadi".

Piero Ceccatelli