Mercoledì 24 Aprile 2024

La marcia trionfale di Stano salva il Mondiale

Massimo domina la 35 chilometri iridata un anno dopo l’oro di Tokyo. La lezione dell’atleta diventato musulmano per amore

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di Paolo Grilli

La resistenza degli avversari sgretolata con una leggerezza che, passo dopo passo, ha bucato lo schermo davanti a noi, spettatori ansiosi per quella impresa azzurra che ancora mancava ai Mondiali. E che finalmente è arrivata, diffondendo nuova e provvidenziale meraviglia nella nostra atletica dopo Tokyo.

Massimo Stano è il re della marcia: nella 35 chilometri, gara inedita, si innalza subito a maestro a Eugene. Un anno dopo l’oro ai Giochi nella 20, quello iridato nella distanza quasi doppia per il pugliese di Palo del Colle che con tacco e punta vola oltre la fatica. Nello sprint a due con l’irriducibile giapponese Kawano, l’azzurro non rinuncia a una deviazione per agguantare una bandiera tricolore da sventolare a trionfo completato. E l’inseguitore, ormai ridotto a una maschera di sofferenza, nulla può più nella caccia all’oro, crollando poi esausto dopo la linea del traguardo. Arriva quindi lo svedese Karlstrom, colosso non meno stravolto e con le gambe fattesi di marmo.

L’epica torna a vestire i nostri colori. I Giochi ci avevano abituato troppo bene, anche perché l’ultima nostra vittoria mondiale era più che maggiorenne: Gibilisco, nell’asta, nel 2003.

Stano impartisce una lezione a tutti: anche ai detrattori pronti a crocifiggere il nostro movimento tornato sulla terra dopo l’inattesa abbuffata di ori alle Olimpiadi. Lui, l’appagamento non sa cosa sia. "Vivo di sfide, l’inedita 35 chilometri lo era a tutti gli effetti", aveva detto alla vigilia. "Non mi immaginavo un finale diverso", dirà poi con la medaglia al collo, confermando la vocazione granitica al successo. Non senza la dedica istantanea alla famiglia, alla moglie Fatima, per sposare la quale è diventato musulmano, e alla loro piccola Sophie. Una marcia che non conosce ostacoli quella di Max: anche nella vita, ha sempre il ritmo giusto e non conosce condizionamenti.

La ciliegina: un pensiero grande così alla sua ’gemella d’oro’ di Tokyo, Antonella Palmisano, costretta al forfait nella marcia femminile. Massimo ha completato gli ultimi cinque chilometri in un tempo inferiore alle sei frazioni precedenti. Una prestazione mostruosa, come sottolineato dal dt azzurro Antonio La Torre. Ora potrà stupire di nuovo agli Europei, ancora nella 35 chilometri e nella sua 20.

Ma quanto è già gustoso questo trionfo “salvi tutti“, quando pensavamo già che il bronzo della Vallortigara nell’alto fosse l’unica medaglia da festeggiare a Eugene. Beffardi il quarto e quinto posto di Andrea Dallavalle (17,25) ed Emmanuel Ihemeje (17,17) nella gara di triplo dominata da Pichardo (17,95). Nella notte passata la 4x400 femminile, dopo che le azzurre della 4x100 erano arrivate ottave.