Martedì 23 Aprile 2024

La Juve ritrova Fede e supera il grande choc

Una magia di Chiesa nel finale stende il Monza. Allegri osa con un undici giovanissimo nella serata del debutto della nuova società

di Paolo Grilli

Gli Allegri Boys strappano applausi, per la vittoria serve però Chiesa: uno che ha appena scavallato i 25, ma che – sempre per dirla alla Max – è di una categoria più alta. Monza battuto non senza soffrire, Juve ai quarti di Coppa Italia. Non era scontato, dopo lo choc di Napoli. I bianconeri ritornano al corto muso, e può bastare in un trofeo che ha già fatto vittime illustri.

La qualità della Signora nel primo tempo è quella di una primavera che deve ancora sbocciare. Iling, Fagioli e Soulé non mancano di mandare lampi, ma il tutto è ancora poco connesso in un discorso tattico più integrato. Profumo di bel calcio e niente più. E non poteva essere diversamente, vista la formazione sperimentale varata da Allegri, imbullonata su un 3-5-2 che non è stato rinnegato nonostante l’imbarcata di Napoli. Ma è evidente la diversa attitudine della Juve teenager, più votata alla verticalità, concedendosi pure l’errore, senza mai scadere nella irritante compassatezza vista troppo spesso, di recente.

Kean da perfetto sornione sembra scomparire nei primissimi minuti, finché non arriva quel cross di McKennie: nulla di meglio da trasformare, di testa, nel primo gol della Juve nell’era post Agnelli. Certo l’assenza di pesi massimi – si parla di classe – nel primo tempo è stata evidente tra i bianconeri. Soprattutto perché Paredes, tornato titolare dopo una eternità, galleggia senza mai strafare. Evidente anche la volontà di risparmiare energie verso una sfida di campionato contro l’ora incontenibile Atalanta che porta in dote brividi a palate.

Il Monza sa mordere. E quanto Valoti si trova il pallone giusto sulla mezza amnesia di McKennie non si fa pregare e firma il pari. Il 3-4-2-1 di Palladino combina prudenza e qualità. Il tecnico dei brianzoli ha il fuoco dentro, e si sbraccia in giacchetta e camicia nella gelida serata di Torino.

Partita vera, nonostante le ansie da campionato. Nella ripresa, quasi necessaria, e invocata dai 25mila dello Stadium, l’entrata di Chiesa che si posiziona a fianco di Kean: l’esperimento a tutta fascia, come visto col Napoli, non sarà ripetuto a breve con Fede. Abbastanza incomprensibile la scelta di mettere dentro i big solo nei minuti finali – Di Maria su tutti – quando ormai la gara sembra bloccata e la clessidra concede sempre meno occasioni per spaccarla.

Il 4-2-3-1 con il Fideo per gli ultimi assalti porta fatalmente al gol partita. Chiesa si mette alle spalle l’anno più brutto, sportivamente parlando e non solo, della sua vita, e firma la prodezza che vale i quarti contro la Lazio. Peccato che Iling e Chiesa siano tatticamente poco compatibili, agendo entrambi sulla sinistra. Ma la sensazione è che si debba fare di tutto per vederli insieme in campo.