Mercoledì 24 Aprile 2024

La Juve fa acqua, altra frenata e Dybala ko

Morata illude a Venezia, nella ripresa il pari con una perla di Aramu. Rabbia Allegri: "Due punti persi, non leggiamo le partite"

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di Paolo Grilli

Se dopo dodici minuti deve uscire il tuo miglior attaccante, e quanto a gol sei la dodicesima squadra in campionato, è persino ovvio che il tuo vaporetto in laguna ondeggerà parecchio.

La Juve si incaglia ancora contro una “piccola“, che poi tale non è: il Venezia non avrà nomi altisonanti, ma sa accordare le idee giuste di Zanetti con il suo cuore ribelle. E il pari è stato tutt’altro che immeritato per i veneti, che al ‘Penzo’ hanno battuto Roma e Fiorentina.

Dybala fuori quasi subito, dopo che già in Champions aveva accusato un problemino ed era stato fatto uscire: ha sentito dolore al ginocchio. Non può che essere un problema per la Signora in altalena di questa stagione, palesemente appesa all’estro di Paulo per inseguire l’obiettivo minimo del quarto posto in campionato, ora distante sei punti.

Morata ha fatto il suo, incorniciando il suo gol da bomber reattivo in un primo tempo di qualità per i bianconeri, quelli dialoganti di questa fase di stagione. Se Cuadrado non avesse sprecato quel contropiede al 46’, forse staremmo parlando di un’altra partita.

Poi però, proprio come a Salerno, la Juve si è concessa dopo l’intervallo minuti di relax che hanno rimesso in partita il Venezia. La perla di Aramu, ex Torino, racchiude tutti i connotati di una beffa annunciata per i bianconeri. Allegri l’ha ribadito: manca la capacità di saper leggere il match in tutte le sue pieghe, capendo anche quando è il momento di compattarsi lasciando nel cassetto i lustrini.

Resta anche, oltre il blackout fatale, il problema del gol. Con Chiesa e Kulusevski fuori, c’è stata la chance per Kaio Jorge di mettere in vetrina il suo talento. Poi anche per Soulé nel finale. Ma l’acuto non è arrivato dagli aspiranti protagonisti della nuova Juve.

Quella vista ieri è una squadra di cilindrata medio-piccola, non in grado di coniugare il gioco (il 4-2-3-1 ha fatto segnare in effetti un passo in avanti) con la capacità di colpire al momento opportuno.

E’ la dote che contraddistingue le grandi, e che a Torino sperano di portarsi in casa con Vlahovic forse già a gennaio. Ma le ricostruzioni sono questione di lungo periodo. Guardare al Milan, per capire cosa sia una vera programmazione, accettando pure anni bui.