La diretta tv prima di tutto

Doriano Rabotti

I posti sui trespoli sono esauriti. Per carità, non è la prima volta e non sarà l’ultima, l’impressione è che in questi tempi randagi in cui le remore morali sono in via d’estinzione, quello che una volta era un derby tra due sole fazioni (Juve contro resto del mondo), sia diventato un vero e proprio campionato, tutti contro tutti.

Parliamo dei gufi, che stavolta non si limiteranno agli spettatori: per un’incomprensibile gestione del calendario (o meglio, si capisce benissimo chi decide e perché. Che poi sul piano sportivo questo finale sia da considerare regolare è un’altra faccenda), andranno anche in campo. Negli anni passati le scene che arrivavano dagli stadi teatro dei verdetti regalavano polaroid di giocatori attaccati alle radioline o, in tempi più moderni, ai cellulari e poi agli smartphone. Una volta il massimo dei vantaggi era riuscire a far iniziare dopo una partita, o sperare di avere più recupero.

Stavolta Milan e Inter faranno riscaldamento o defaticamento delle rispettive gare con la testa attenta a mandare energie negative agli avversari. Il Milan alle 18 sfiderà due squadre nerazzurre, l’Atalanta spinta alle spalle dal tifo del gruppo di Inzaghi. Che meno di tre ore dopo, comunque vada a San Siro, se la vedrà contro il Cagliari e contro tutti gli scongiuri dei rossoneri di Pioli.

A due partite dalla fine, sfalsare le partite di chi ha gli stessi obiettivi (discorso che vale anche per la zona salvezza) sembra assurdo.

Gli unici che approvano sono i gufi.