di Paolo Franci "Posa il camice mamma, non ti serve più". E’ l’alba di una fredda mattinata del 2016 e, quando il telefono si illumina rivelando il nome del figliolo, il cuore di Mamma Isabelle si ferma. Cosa è successo Moise Kean? "Ho firmato con la Juve, vieni a Torino e non devi lavorare più". Sì, quel figlio che non doveva nascere ha appena toccato il cielo con un dito e riempito d’oro una vita di sacrifici, amarezze e giornate durissime. E la mamma, come spesso accade in storie di calcio&migranti – arrivarono a Vercelli dalla Costa d’Avorio nel 1990 – è l’elemento centrale. I medici dicono a mamma Isabelle che dopo Giovanni, il figlio più grande, mai più avrebbe potuto avere figli. Lei piange lacrime che non ha. E prega il Signore di aiutarla. Qualcosa deve essere pur successo se poi le capita di sognare Mosè e di rimanere incinta poco dopo. Da lì a chiamarlo Moise il passo è breve. Così come lo sarà quello che catapulterà quel ragazzo nello star system del football. Il mondo di Moise Kean non è semplice. Cresce tra sacrifici e la forza d’animo di una famiglia che prova a costruirsi il sogno italiano. Le cose non vanno così male fino alle quattro candeline. Moise compie 4 anni e da lì a poco i suoi si separano. La vita diventa una salita così dura da sembrare un dirupo. Isabelle, Giovanni e Moise si trasferiscono ad Asti e lei trova lavoro come infermiera in una casa di riposo. Tutte le mattine esce di casa all’alba per recarsi al lavoro e inciampa nel pallone di Moise. Ancora non può sapere che quella sfera sarà la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno. Solo che mamma Kean non può permettersi le spese per il calcio. E allora lì, all’oratorio Don ...
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