Mercoledì 24 Aprile 2024

Juve, testa e cuore con Rabiot e i giovani

Sampdoria battuta 4-2 con la doppietta del francese, apre Bremer e chiude Soulè. Crisi Vlahovic: palo su rigore e poi traversa

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di Paolo Grilli

Un compitino svolto con svagatezza. La Juve non era chiamata certo a sfornare meraviglie contro una Samp ultima e mai vincente nelle nove partite di campionato prima di quella di ieri allo Stadium. Ma la testa sintonizzata sul ritorno degli ottavi di Europa League di giovedì a Friburgo qualche svista poteva indurla tra i bianconeri. E così è andata, complice anche la situazione extra campo che non può non mettere granellini di sabbia negli ingranaggi della Signora.

Solo Rabiot, mai così illuminato nella sua potenza, evita alla Juve un pari con la Samp che rischiava di allinearsi a quello dell’andata, partita in cui i bianconeri quasi non giocarono.

Quella di ieri era anche la serata delle assenze e Allegri può gioire moderatamente per andare nella realtà a soli quattro punti dall’Atalanta sesta, e nella virtualità al secondo posto a +3 sull’Inter.

Pogba neanche convocato per un problema muscolare che non fa altro che rinfocolare rimpianti e dubbi sull’operazione che doveva risollevare l’immagine e il rendimento in campo del club. E che invece rappresenta perfettamente le sue difficoltà strategiche. Assente dagli undici pure Paredes, altra bocciatura da parte di Max per un campione del mondo che evidentemente dopo il Qatar ha avuto un atteggiamento opposto a quello di Di Maria. Non c’erano poi Milik, Chiesa e Alex Sandro, gli ultimi due recuperabili per giovedì e poi per il derby.

Alla Juve dei 2000 – Barrenechea, Fagioli e Miretti tutti dentro dall’inizio, nella ripresa anche Soulé che sancisce la vittoria – qualche sbandata si poteva concedere. Dopo il 2-0 illusorio, sin troppo facile, l’allarme l’hanno fatto suonare i gol di Augello e Djuricic. Solo nella ripresa le cose si sono raddrizzate, non a caso con l’ingresso di Locatelli e Cuadrado.

Rimane aperto il caso Vlahovic. Dusan, col rigore in grado di chiudere la gara, ha visto infrangersi su palo e traversa le speranze di una immediata e necessaria riabilitazione agli occhi del mondo bianconero. C’entra anche la sfortuna, ma è noto che gli attaccanti on fire non l’abbiano mai dalla propria parte. Questa Juve ha bisogno del vero Vlahovic, non c’è sempre un Rabiot (sono otto i gol in stagione) pronto a rimediare a tutto.

Ora l’Europa League. Sempre con l’animo sintonizzato sulla logica dei piccoli passi e a fari semi spenti. Ma avanzare ai quarti di Coppa significherebbe ridurre ancora il gap tra i sogni e la realtà dei bianconeri. Prima di una rivoluzione nella rosa che non potrà non avvenire in estate, valutando uno a uno tutti i giocatori e, con un occhio anche al bilancio, capendo quali costano davvero troppo per quello che producono in campo.