Mercoledì 24 Aprile 2024

Juve, Ronaldo non segna più? Ci vuole Fede

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di Gianmarco Marchini

Rimettere Chiesa al centro di un villaggio in preda al caos. A quattrocentocinquanta minuti dal "gong", Andrea Pirlo non ha più tempo per imbastire una vera e propria gestione dell’emergenza Champions. E quello avuto finora l’ha gestito in modo quantomeno discutibile, tanto che c’è già chi è pronto ad aspettarlo alla porta per porgergli il cappotto. Ecco allora che persino l’aspirante maestro s’aggrappa alle poche certezze del calcio: palla lunga a chi ne ha di più. Il Federico nazionale, chiaramente, restituito alla causa bianconera dopo l’infortunio che l’aveva fatto uscire durante la battaglia di Bergamo, precludendogli poi le partite con Parma e Fiorentina. Risultato di due gare e mezzo senza Chiesa: una sconfitta, una vittoria e un pari, quello di Firenze che ha complicato dannatamente la disperata ricerca della qualificazione all’Europa più nobile, con la Signora appiccicata a Milan e Napoli in un vagone Champions troppo stretto per tutte e tre.

Lui ci sarà domani a Udine quando la paura inedita dei bianconeri di restare fuori dai primi quattro posti si scontrerà con la serenità degli altri bianconeri, quelli di Luca Gotti che danzano a più 8 sopra la zona rossa della retrocessione, con un De Paul, peraltro, in formato "sono pronto per una big". Con tutta probabilità, Rodrigo sarà l’unico diez in campo all’inizio, perché l’amico Paulo Dybala rischia seriamente di accomodarsi in panchina dopo aver sprecato le ultime ghiotte occasioni di dimostrarsi indispensabile.

Pirlo, infatti, dovrebbe preferirgli Alvara Morata, in quella staffetta che al Franchi ha fruttato un gol dopo nemmeno quaranta secondi dall’ingresso dello spagnolo. L’altro posto davanti è ovviamente di Ronaldo che alla Dacia Arena proverà a interrompere un digiuno che, tra un’assenza e prove fantasma, dura ormai da quattro gare. Certo, lo stesso sta capitando a Lukaku e a Ibra (lo svedese non segna dal 21 marzo), ma vaglielo a dire a Cristiano... lui, ossessionato dai record, e mai così fuori dai giochi che contano. E forse anche fuori, con la testa, dai pensieri su un futuro ancora in bianconero. Tutti discorsi che saranno affrontati dopo. Tra quattrocentocinquanta minuti.