di Paolo Franci Chissà se quegli incredibili, benedetti, 370 secondi serviranno a ribaltare il mondo di Max e dei suoi. DI sicuro, sono serviti a rovesciare e di brutto quello di Mou, che incassa 3 gol in quei pochi secondi. Tre lampi accecanti che gli valgono uno scioccante ko ancora una volta contro una big. Quando si vincono queste partite, con una rimonta che sa di incontrastabile eroismo, l’idea che i tasselli siano andati magicamente a posto è difficile da tenere a bada. Ne sa qualcosa proprio Mourinho, covinto di aver ritrovato una Roma finalmente grande a Bergamo e poi incappata in due sconfitte tremende, a Milano per approccio e concentrazione, a Roma per un crollo nel finale difficile anche solo da analizzare. Figuriamoci spiegare. E i due (ex) nemici Max – che ieri era in tribuna, squalificato per gli insulti all’arbitro della sfida con il Napoli – e Mou, oggi gemelli diversi nella ricerca disperata dell’Europa che conta, sono troppo esperti per fidarsi delle apparenze. Sanno entrambi che in partite folli come questa è difficile disegnare la riga che delimita gli errori e i meriti dell’una e dell’altra. A Torino come a Roma, i sei punti per la Juve sarebbero diventati due, se i cecchini romanisti non avessero il fucile a tappi sui calci di rigore. A Torino sbagliò Veretout, nella gelida notte dell’Olimpico a dare una mano - anzi due - alla Juve è stato Pellegrini. Nei due casi, Szcezsny s’è vestito da eroe, ma l’abito glielo ha confezionato la Roma. Certo, Mourinho fa fatica a credere e anche a spiegarla. Parlerà, poi, di "collapso (collasso ndr) mentale", di dolore "all’alma" (anima) e di una squadra che ha "complexi" (complessi), annunciando il secondo acquisto (Sergio Oliveira?) dopo Maitland-Niles, ieri al debutto certamente positivo. Sul profilo da ’perdenti’ dei suoi, almeno ...
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