Juve, lezioni d’americano: Toro ribaltato

Bianconeri sotto 1-0 fino al 33’ della ripresa: poi McKennie e Bonucci mettono la testa del sorpasso. Pirlo si porta a -3 dal Milan

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di Gianmarco Marchini

Più che per le corna, la Juventus il Toro è riuscita a riprenderlo per la coda. Perché stava scappando via, portandosi dietro punti preziosissimi per la rincorsa scudetto del rabbuiato Andrea Pirlo, ieri in lotta per tutti i novanta minuti con il collega Giampaolo per la palma di faccia più spaventata del campionato.

E c’è da credirgli. Perché se il granata cammina da settimane sul cornicione dell’esonero, il bianconero non ha più i tappeti rossi dove passa. Ora, ogni partita è un esame senza appello: deve dimostrare di meritarsi la panchina più titolata d’Italia. Va detto, però, che il credito se l’è bruciato un po’ con le sue mani, lasciando rimpianti e interrogativi a destra e a manca: a Crotone, come a Benevento, se vogliamo proprio sostenere che un pari col Verona ci possa stare.

Pareggiare ci sta poco in generale quando hai l’artiglieria di cui gode l’ex regista della Nazionale. Ieri ha rischiato prima di perderla (il pari è arrivato solo al 33’ della ripresa), poi di fare un’altra "x", che sarebbe stato comunque un fallimento senza la zuccata di Bonucci all’89’. E’ vero, gli mancava Alvaro Morata, il "man on fire" di questi primi tre mesi. E senza i suoi gol e senza il suo enorme lavoro dentro la costruzione del gioco, ha sofferto molto la Juventus, così come ha patito Ronaldo che, persa la sua spalla ideale, non ha trovato alcuna consolazione in Paulo Dybala. Semmai, ha trovato soltanto gli spazi più intasati, perché entrambi amano cercare in libertà il loro posto nella partita. A differenza di Morata, l’argentino agisce dietro CR7, ma nel senso che proprio si nasconde all’ombra del portoghese, quasi a sperare che sia l’altro a risolverla.

Fa sempre male vedere un numero 10 - e che dieci, signori - soffrire così tanto sulla scena, vagare alla ricerca di un’ispirazione che gli si nega. Al momento, la Juventus di Pirlo non pare contemplare la presenza di uno come Paulo, tanto che martedì a Barcellona il posto tornerà di Morata. Al cospetto di Messi, invece, siamo sicuri di rivedere Federico Chiesa, autore di un’altra prova di muscoli e qualità. Una spia sempre accesa sui monitor del Toro. L’ex viola ieri è stato il migliore in campo a pari merito con McKennie, a cui va una menzione particolare. E’ stato accolto come "l’americano", come se esserlo sia un difetto nel calcio. E, invece, questo ragazzotto texano, costato 22 milioni e il posto da extracomunitario di Suarez, ogni volta si fa trovare pronto. Lui, sì, che l’esame d’italiano l’ha superato brillantemente.