Juve, il cuore non può fermare l’incubo

Bianconeri fuori ai gironi, la reazione contro il Benfica arriva troppo tardi. Resta la chance Europa League, Allegri torna in bilico

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di Paolo Grilli

Il copione è sempre quello, ormai consunto e macchiato di lacrime. Juve volenterosa, pure sfortunata a dirla tutta, ma invariabilmente fuori dalla Champions senza nemmeno ammirarne le vette. Quattro gol presi dal Benfica nella gara della possibile grande svolta – tre ne arrivarono contro il Villarreal nell’uscita di scena della scorsa edizione agli ottavi – anche se mitigati dalla reazione finale, sono un mezzo disastro. Non che ci si potesse aspettare chissà che da una sfida, quella di Lisbona, la cui patente di decisività verso la fase a eliminazione diretta era data quasi solo dalla matematica. Ma come in tante altre, troppe occasioni – la finale di Cardiff risale ormai a cinque edizioni fa – la Signora deve capitolare, piegata da fragilità che superano sempre i suoi meriti.

Le sliding doors finiscono per sbattere sempre in faccia ai bianconeri. Se Vlahovic non avesse sprecato una buona opportunità sull’1-1, il match nell’infuocato Estadio da Luz avrebbe preso forse un’altra piega. Lo stesso dicasi se, poco dopo, quella palletta vagante in area non avesse beffardamente accarezzato l’avambraccio di Cuadrado per il più beffardo dei rigori.

Ma nemmeno si può negare la difficoltà della Juve nel contenere la velocità in avanti dei lusitani, gli imbattibili guidati da Rafa Silva – è la 20esima gara utile di fila per il Benfica in stagione – capaci di arrivare alla conclusione con una disarmante facilità. Persino quando era rannicchiata, la Signora faticava a leggere le trame di gioco dei portoghesi. Illuninati, elettrici, sorretti da una costante inventiva. Mentre tra i bianconeri Bonucci forniva una delle peggiori prestazioni – Allegri lo ha poi sostituito con un Alex Sandro non in perfette condizioni, tanto che gli era stato preferito Gatti in partenza – e nessuno, a parte Kostic, riusciva a mostrare doti all’altezza della situazione. Solo a buoi scappati la reazione che ha salvato parte dell’onore, con Milik e McKennie.

Una Juve di piccola cilindrata, quella alle prese con una rifondazione tecnica che fa acqua da tutte le parti. E la contemporanea assenza per infortunio dei quattro chiamati a risollevarne le sorti – Pogba, Di Maria, Paredes e Bremer – deve essere vista come un’aggravante e non un’attenuante. Si tratta di errori strategici che presentano il conto. Iling la più inaspettata delle note positive in una serata dolorosa.

Ad Allegri non resta che la chance Europa League: deve però fare con il Psg nell’ultimo turno un risultato almeno uguale a quello del Maccabi contro un Benfica già qualificato. Conviene, a questa corazzata dalle mille crepe, misurarsi in un’altra coppa che richiede grandi energie?

Prima della pausa per il Mondiale, l’eliminazione avrà un peso enorme nella valutazione di un cammino che è sempre più difficile pensare possa proseguire con Allegri.