Venerdì 19 Aprile 2024

Juve, disfatta d’Europa: ma Agnelli salva Max

Il Maccabi domina e vince, Signora praticamente fuori e con Di Maria ancora ko. Il presidente sta con Allegri e ora pretende la scossa

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di Paolo Grilli

Cosa ci si poteva aspettare da una Juve dal battito già debolissimo nell’apparentemente abbordabile trasferta ad Haifa? Grandina sul bagnato per i bianconeri, di fatto fuori dalla Champions dopo una sconfitta clamorosa per i più, ma perfettamente in linea con la fragilità palesata nelle ultime settimane.

Tutto quello che può andare male, lo fa: succede quando la crisi è conclamata e si cerca però di negarla a parole, aggrappandosi alla retorica dell’ultima chance per ribaltare una stagione storta. Quella di ieri lo era, ma il campo non ha potuto raccontare una realtà alternativa a quella che sta vivendo la Signora, fatta di timidezze in ogni reparto, di orgoglio rattrappito, di classe latitante, quasi evaporata.

L’acciacco che ha messo presto fuori causa Di Maria non è che la beffa che condisce il disastro. Di sfortuna non si può parlare, se questa stella dai muscoli di seta è giunta al terzo infortunio a inizio a ottobre. Ci sono dietro errori di visione e di programmazione. Nella partita che poteva dare un po’ di ossigeno, Allegri si è affidato per lunghi tratti a McKennie a destra e a un Alex Sandro ormai irriconoscibile sulla sinistra. E se poi a sorreggere il gioco ci deve pensare Rabiot, uno che due mesi fa la società voleva cedere e che ora è tra i pochissimi a vendere cara la pelle, gli indizi per uno scollamento tra propositi ed esiti sono numerosissimi.

In Israele è emersa l’impotenza di un gruppo confuso al limite del demotivato. Ogni squadra, in questo calcio che è già cambiato dopo il decennio d’oro dei bianconeri, riesce a mandare fuori ritmo la corazzata di un tempo. La disfatta di Haifa è la perfetta rappresentazione del ’fine ciclo’, quello che si è cercato di evitare con una rivoluzione nella rosa e una restaurazione in panchina che hanno creato solo caos. Siamo ancora a inizio ottobre, e non bastassero le delusioni d’Europa, lo scudetto assume già le fattezze della chimera visto il -10 dalla vetta e le sette squadre che ci sarebbero da superare per tornare a vincere il titolo in Italia.

L’ad Maurizio Arrivabene, prima del fischio di inizio, ha voluto blindare Allegri parlando di “fiducia assoluta“ nei suoi confronti.

A disfatta maturata, il presidente Andrea Agnelli ha detto di provare “vergogna“ ricordando però che non è da Juve esonerare il tecnico durante la stagione, piuttosto cercare tutti insieme di riemergere dall’incubo. Ma l’eliminazione nei gironi di Champions e, magari, un posto fuori dalle prime quattro in campionato costerebbe alla Juve qualcosa come 100 milioni di mancati introiti. Uno scenario più che drammatico visto anche il recente rosso in bilancio di 254 milioni. E la Signora che ha smarrito la via della vittoria non può più fare leva sulla calma e sulla pazienza. I tifosi le hanno perse da tempo: al confronto con quelle attuali, le manchevolezze delle squadre di Sarri e Pirlo, entrambi poi cacciati, appaiono ora come difettucci.