Juve, Dea poco bendata: Real o City oltre il Lione

Urna severissima in Champions: ai quarti i bianconeri troverebbero una big. Intanto stasera c’è da tenere lontana la super Atalanta.

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di Gianmarco Marchini

Cinque minuti possono essere un’eternità se rischi di perdere un treno. E il suo treno, Maurizio Sarri, non ha alcuna intenzione di mancarlo. L’ha atteso per una vita, prima dietro la scrivania di una banca, poi in coda al banco dei sogni, con una lunghissima gavetta che dal Sansovino l’ha portato fino alla vetta del calcio italiano. Là dove la Juventus pianta la sua bandierina da otto lunghissimi anni: dopo tutta questa fatica, non vuole mica essere lui il primo a non riuscirci.

Bastano cinque minuti per rovinare il lavoro di una vita. A San Siro, martedì, sono stati sufficienti per dilapidare uno 0-2 al cospetto di un Milan che pareva non cavare un Rangnick dal buco. E, invece, Ibra ha ricordato alla Signora che per vincere non bisogna mai staccare la spina.

Tanto più di fronte all’Atalanta. Ah, che meraviglia la squadra di Gasperini che stasera si presenta all’Allianz Stadium con quell’aria sbarazzina di chi all’inizio pensava serenamente di passare la serata sul divano e invece si ritrova tra le mani la possibilità di impadronirsi della festa. Già, perché la squadra di Gasperini - uno che a proposito di gavetta, era partito proprio dalla Torino bianconera - vede la capolista a 9 punti di distanza. Un colpaccio qui, a casa Ronaldo, significherebbe avvicinare la vetta ad appena 6 lunghezze, con ancora 6 turni di campionato da giocare. Scenari a cui non vuole neanche pensare la Juve attesa, poi, dalle sfide con i terribili ragazzi del Sassuolo e con la Lazio di Simone Inzaghi, che oggi (17.15) prova a riportarsi momentaneamente a meno 4.

Ecco perché al sorteggio Champions andato in scena ieri, il tecnico bianconero non ha voluto nemmeno dedicare quei cinque minuti. "Non mi interessa minimamente il sorteggio", ha risposto stizzito a chi gli chiedeva un commento sulla poco felice urna di Nyon. Dovesse superare il Lione il 7 agosto, infatti, per la Juve ci sarebbe una tra Manchester City e Real Madrid. Pep Guardiola o Zizou Zidane, i due nomi più caldi un anno fa, quando c’era da raccogliere l’eredità di Max Allegri. Agnelli sognava Guardiola, Zidane sognava la Juve: alla fine, la spuntò la corrente realistica, quella che da Paratici e Nedved portò diritto a Sarri. Giurano, i dirigenti bianconeri, che ci volle un attimo per trovarsi d’accordo con l’ex tecnico del Napoli. Ci vorrebbe molto meno per liberarsene in caso di fallimento.