Juve da rimonta, le stelle possono aspettare

Fagioli, Miretti e Kean i protagonisti inattesi del filotto fino al terzo posto: per Allegri tante certezze anche senza Pogba, Di Maria e Paredes

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di Paolo Grilli

Gioco, gol, punti e, finalmente, sorrisi. La Juve, come il brutto anatroccolo, nella serata di domenica allo Stadium è arrivata a specchiarsi scoprendosi d’un tratto bella e adeguata: ovvero, vincente.

Il terzo posto allo scoccare di una sosta infinita rincuora come un regalo gigante piazzato sotto l’albero. Non sai di preciso cosa possa essere, ma difficilmente potrà deluderti.

Era martedì undici ottobre, un mese fa, quando la Signora si trova settima in A alla fine della nona giornata, e dopo un ferale ko col Milan: non c’è solo il Napoli già a +10 sui bianconeri , c’è l’Atalanta a +8; Lazio, Udinese e Diavolo sono a +7, sopra ci sono pure Inter e Roma. Quella sera la Signora perde a Haifa e, di fatto, getta alle ortiche ogni sogno di Champions. Eppure proprio allora inizia la rinascita dei bianconeri, tutta costruita su una solidità difensiva che fino a quel momento aveva latitato. Nonostante tutti gli infortuni e le energie da spendere ancora e inutilmente in Europa, Allegri tiene la barra dritta e ora, nelle settimane del Mondiale degli altri, si gode il filotto di sei partite con altrettante vittorie senza subire gol. Con tanto di successi nei big match contro Inter e Lazio. Il Napoli sembra ancora imprendibile, la targa del Milan invece si legge benissimo.

La Juve è tornata se stessa, ma è diversa da quella che la dirigenza si immaginava in estate. Pogba, Di Maria e Paredes, le tre stelle chiamate a far compiere quel salto di qualità agognato da tempo, hanno dato nel complesso un contributo quasi nullo alla causa per via dei rispettivi acciacchi. La vera rivoluzione è arrivata dai protagonisti più inattesi: Miretti, perfettamente a suo agio sui palcoscenici più importanti dopo i gustosi assaggi della stagione scorsa; Fagioli, schierato per necessità e rivelatosi subito un ragazzo illuminato e illuminante; Kean, l’ultimo nelle gerarchie d’attacco diventato spietato bomber. Di fianco, poi, a quel Milik che è una certezza e che nei piani di tre mesi fa doveva essere niente di più di un vice Vlahovic. Nell’attesa che rientri anche lui da un acciacco Iling Junior, altro talento in decollo, va sottolineata pure la metamorfosi di Rabiot, star mancata e poi ritrovata. Al punto che la sua cessione – pur potenzialmente salutare per le sofferenti casse bianconere – potrebbe avvenire a fine stagione solo in caso di un’offerta monstre.

In questo mese e mezzo, Allegri dovrà studiare il piano di inserimento di Pogba e Di Maria in una squadra che ha già imparato ad andare a mille. Un esercizio di equilibrismo non facile, visto che poi c’è anche un Chiesa che scalpita avendone tutto il diritto, visti i lampi che ha saputo offrire da quando ha rimesso piede in campo.

Della breve permanenza del ’Fideo’ a Torino si sapeva già al momento della firma, viste le innumerevoli dichiarazioni di nostalgia verso il Rosario Central, squadra che lo ha lanciato e in cui vorrebbe chiudere la carriera; delle probabili difficoltà del francese nel ritrovare il ritmo partita dopo otto mesi di assenza, si può già immaginare. E allora Allegri può azzardare un ulteriore cambio di passo continuando a puntare sui ragazzi del 2000, il valore aggiunto e inatteso di questa sua Juve. Trovare ancora le vecchie certezze con i giovani sarebbe la sua impresa più grande.