Venerdì 19 Aprile 2024

Juve al Cuadrado, scacciato l’incubo Sheva

Genoa piegato con una magia da calcio d’angolo di Juan in avvio e il gol della Joya nel finale: seconda vittoria di fila col 4-2-3-1

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di Paolo Grilli

Due indizi non fanno una prova, ma le spianano la strada. La Juve è diventata più giocosa, ora prova a prendere sempre l’iniziativa e a mantenerla. La vittoria contro il Genoa, dopo quella con la Salernitana, restituisce l’immagine di una Signora non più nobilmente in attesa del momento migliore per colpire, ma impegnata in un continuo tentativo di dominio.

Di certo le ultime due avversarie non hanno potuto replicare in alcun modo le insidie portate ai bianconeri da Chelsea e Atalanta. Ma va sottolineata l’efficacia del gioco a due tocchi impartito da Allegri, grazie poi a un 4-2-3-1 apparso anche ieri sera ben spaziato e in equilibrio tra i suoi interpreti.

Uno scacchiere che ha avuto non solo il merito di essere funzionale alla nuova impostazione d’animo della Juve, ma pure di rilanciare diversi interpreti in attesa poi che rientri Chiesa. Kulusevski e Bernardeschi, così come all’Arechi, sono stati tra i più in palla ieri. E va pure notata lamaggiore serenità di Bentancur in mezzo, non più costretto a un elastico sfiancante tra le aree e più dedicato a compiti di copertura.

Altra nota positiva per Max: si balla molto poco dietro, mantenendo il baricentro così alto. A fine partita, la squadra di Shevchenko non aveva effettuato un solo tiro.

Serviranno ben altri stress test per valutare l’utilità finale del maquillage tattico della Signora, ma dopo tutte le sbandate di questa stagione, la seconda vittoria di fila è ossigeno rasserenante. Nel 2016-2017 il passaggio allo stesso modulo fu funzionale alla necessità di non privarsi in campo di Mandzukic, gladiatore che fu sacrificato sull’esterno. Ora tutto è cambiato, negli scenari e negli obiettivi. Però c’è lo stesso impellente obbligo di far quadrare i conti in campo. Continuando a inseguire almeno un quarto posto che resta a sette punti, mentre la vetta ora è a undici e appare sempre lontanissima, ma almeno visibile dopo essere stata anche a sedici: e col ritmo generale delle prime quattro che ha conosciuto una flessione nell’ultimo mese, i bianconeri sperano di ridurre ulteriormente il margine di svantaggio di qui al 2022.

Sembrano alle spalle le amnesie che avevano segnato l’inizio di questa stagione già pericolosamente vissuta sull’orlo del baratro considerando la precedente abitudine ai trionfi; poi solo in apparenza raddrizzata dalla lunga serie degli 1-0 e di nuovo sprofondata nella mediocrità con i ko contro Chelsea e Atalanta.

Ora c’è quella vitalità in più che serviva, innervata dal nuovo corso tattico. Rimane ancora in parte il problema del gol. Ma nella logica stringente dei piccoli passi (impensabile un miglioramento esponenziale della resa in campo), la maggiore efficacia in area sarà solo il prossimo obiettivo da raggiungere. Possibilmente con un nervosismo minore di quello di Morata, infuriato per il cambio operato proprio perché stava perdendo le staffe in campo.

Quando la testa gira meglio, anche le gambe e i piedi volano di conseguenza. Cuadrado ha potuto tentare la prodezza da calcio d’angolo solo perché il contesto positivo gli consentiva questa sfrontata fantasia.

Nella ripresa, così come a Salerno, la Juve ha dovuto alzare il piede dal gas. Ma non è poi mancata nel contenimento delle iniziative degli uomini di Sheva, mai davvero pericolosi. E la perla di Dybala ha avuto tutto il gusto di un frutto maturato a puntino.

Ora c’è la Champions, con ancora una residua speranza di vincere il girone: mercoledì a Torino c’è da battere il Malmoe, in sostanza, sperando che il Chelsea non sbanchi San Pietroburgo (o pareggiare in concomitanza con una abbastanza improbabile vittoria dello Zenit).

Non può farsi troppi regali, questa Juve, ma per Natale può concedersi finalmente bei pensieri.