Mercoledì 24 Aprile 2024

Italia, la grande illusione: Davis stregata

Sonego batte Shapovalov, Musetti cede ad Aliassime, Berrettini schierato all’ultimo non fa l’impresa in doppio con Fognini: niente finale

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di Paolo Franci

Un dritto sparacchiato di Matteo Berrettini sul match point Canada è l’ultimo soffio di speranza soffocato nella notte di Malaga. La speranza di rigiocare una finale di Davis a distanza di 24 anni, 1998.

Una notte piena di speranza e sorprese, spreco e recriminazioni per quella sorte che a noi, certo, non ha voluto bene. Non bastava perdere Berrettini, tornato ieri in campo per il doppio in emergenza assoluta. Emergenze perchè uno dei grandi protagonisti del doppio azzurro, Simone Bolelli, ha perso la sfida con la macchina per l’ecografia: infortunio al soleo, piccola lesione e addio Canada. Senza dimenticare che questi ragazzi, questi piccoli grandi eroi con la racchetta, hanno dovuto fare a meno di un altro big, Jannik Sinner, anche lui fermato da problemi fisici. L’abbiamo persa dopo aver sognato con Sonego, sofferto con Musetti e imprecato con il doppio che, diamine, si poteva fare. Eccome se si poteva fare. E invece oggi, la finale sarà tra Canada e Australia.

Eppure la giornata era cominciata con un sogno e una nuvola, quella sulla quale s’è piazzato Lorenzo Sonego in queste Finals di Davis. Dopo aver frustato il presuntoso Tiafoe nei quarti, a Lorenzo non toccava certo il peggiore dei due canadesi – quello è toccato a Musetti: Auger Aliassime numero 6 del mondo e in forma araldica – e cioè Shapovalov, ma pur sempre il numero 18 al mondo che almeno sul piano della classifica, Sonego è 45, doppia e anche di più il nostro giocatore. Però, lo abbiamo scritto e lo ripetiamo: la Davis la sentiamo dentro più di tanti altri, ci piace, l’abbiamo sempre amata e mai abbiamo smesso di farlo, pur anestetizzati dai lunghi periodi di mediocrità azzurra. Raramente però, le nostre squadre hanno reso sotto le aspettative. E così Sonego ha ingaggiato un’altra battaglia straordinaria. Un duello cappa e racchetta, per dirla un po’ alla Dumas, durato 3 ore e un quarto, con il nostro sempre in partita, anche quando sembrava averla chiusa (5-2 al tie break) in due set per poi dover chinare il capo e ripartire. C’è stato anche un muscolo della schiena malandrino del canadese a darci una piccola mano. Piccola, perchè ’Lori’ come lo chiama capitan Volandri, ha costruito capolavoro e ha chiuso 76, 67, 64.

Nel secondo match, sapevamo che sarebbe stata tosta e che Lorenzo avrebbe dovuto ridefinire il livello del proprio tennis verso picchi a lui (per ora) sconosciuti, perchè contro l’attuale Auger Aliassime vincere è mission possibile solo per i migliori come lui, il numero 6 del mondo. E così è stato. Lorenzo ha lottato ma non è riuscito a scalare la montagna oltre la scofitta in due set: 63, 64.

E si arriva al doppio, con una postilla. Possibile che in un tennis che, piaccia o no, si è decisamente evoluto verso il singolare maschile - Pospisil e Fognini hanno qualche esperienza, Berrettini e Auger Aliassimi sono al limite del principiante - con il doppio finito nello scantinato del cirucito mondiale, in Davis debba essere punto decisivo?

Detto questo, il colpo di scena arriva all’annuncio della coppia azzurra. C’è Berrettini, non c’è Bolelli, tradito da una lesione muscolare. Matteo non gioca da un mese, finale persa con Musetti nel 250 di Napoli e anche lì le condizioni erano quelle che erano e con Fabio non ha mai giocato. Farà quello che può, i nostri avranno pure delle occasioni ghiotte, quando nel primo set hanno breakkato i canadesi per farsi rimontare e perderlo al tie break. O nel secondo set, pronti via, break e (maledetto) contro break. Fognini ha giocato un buon match ma pagato troppo sul suo servizio. Nel secondo set subisce il primo break con fallo di piede e doppio fallo. Poi ne incassa un altro sanguinoso (-5-6) dopo la rimonta da 0-40 a 30-40 per una palla che Berrettini lascia ma è dentro di mezzo metro. Questo per dire che doppisti non ci si inventa. A Matteo però bisogna dire solo grazie per aver mollato il posto di capo tifoso azzurro e scendere in campo senza allenamento adeguato e la necessaria preparazione psicologica.