Italbici infinita, Balsamo d’oro per il tris iridato

Mondiali, Elisa campionessa 10 anni dopo la Bronzini: battuta la fuoriclasse Vos. Oggi Colbrelli e Trentin sfidano il favorito Van Aert

Migration

di Angelo Costa

C’è un’Italia che non smette di vincere: dopo Ganna nella crono e Baroncini negli under 23, il ciclismo centra anche il titolo iridato delle donne con Elisa Balsamo. Se l’onda trionfale di questa estate azzurra si allunga fino a oggi, c’è il fondato rischio di riportare a casa anche il Mondiale che conta di più, quello dei professionisti che manca da tredici anni. Sarà comunque una giornata da ricordare: l’ultima di Davide Cassani sull’ammiraglia azzurra. In otto stagioni, il tecnico romagnolo ha vinto tutto fra strada e pista, fuorché questa corsa: comunque vada, da domani volterà pagina e inizierà la sua quarta vita, dopo quelle da ciclista, opinionista tv e, appunto, ct.

A incoraggiare le speranze azzurre non sono soltanto gli ori, ma il modo in cui li conquistiamo: come già i giovani, anche le ragazze corrono compatte e senza sprecare energie di troppo, disegnando una trama perfetta e col lieto fine. Esattamente ciò che ha in testa Cassani in una corsa dura (268 chilometri), dove gli squadroni e i campioni li hanno gli altri, ma nella quale disciplina tattica e coesione possono rivelarsi decisive.

Non sarà facile. In Belgio, dove la bici è una religione, c’è un Paese intero che scenderà in strada, convinto di avere l’uomo giusto per vincere l’edizione del centenario, interrompendo un digiuno di nove anni: Wout Van Aert, fenomeno su tutti i terreni. Non sbagliano, anche se con la maglia della Nazionale questo fuoriclasse colleziona solo secondi posti: crono e strada un anno fa, cross a gennaio, ancora crono domenica scorsa per colpa di Ganna. Di motivi per fare centro, ne ha fin troppi.

Oltre che con un tabù, Van Aert deve vedersela con una concorrenza tosta: il francese Alaphilippe, iridato uscente, e l’olandese Van der Poel, suo eterno rivale nel cross, i più pericolosi. Ricca la compagnia degli outsider: dal tricampione Sagan agli sloveni Pogacar e Roglic, dai danesi Cort e Asgreen ai baby britannici Hayter e Pidcock, in tanti meritano di esser tenuti d’occhio. E’ in questa fascia che l’Italia infila le sue speranze, legandole al campione europeo Sonny Colbrelli e all’esperto Matteo Trentin, già a un passo dal titolo due anni fa: scortati da una solida guardia scelta (Bagioli, Ballerini, De Marchi, Moscon, Nizzolo e Ulissi), entrambi sono in grado di far perdere a Van Aert quel mondiale che sembra già assegnato.

Sembrava già assegnato anche il titolo delle donne: un’olandese, a scelta. E invece l’Italia riemerge dall’ombra dell’Europeo e si inventa una gara da manuale, dove ognuna fa il suo, al punto da far dire al ct Salvoldi che la maglia iridata dovrebbero indossarla tutte. La indosserà soltanto Elisa Balsamo, cuneese di 23 anni che studia lettere e suona il piano, una reginetta della pista che questo titolo l’aveva già vinto fra le juniores cinque anni fa: tocca a lei completare l’opera della Confalonieri, che nel finale da sola tiene al guinzaglio le scatenate olandesi, e della Longo Borghini, che si sacrifica per tirare lo sprint dove la piemontese resiste alla Vos, riconsegnando il Mondiale all’Italia dieci anni dopo la Bronzini.

"Vi rendete conto di chi ho battuto?", dice Balsamo, piacevolmente incredula: chissà che oggi (Rai e Eurosport dalle 10,30) quest’Italia non ci regali un altro stupore come questo.