Iran, è un canto amaro: fanno festa gli Usa

I giocatori asiatici stavolta eseguono l’inno, poi chinano la testa tra i fischi dei connazionali. In campo Pulisic fa passare gli americani

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di Doriano Rabotti

E adesso che cosa succederà a questi benedetti ragazzi? Cosa troveranno al ritorno in patria i giocatori dell’Iran, eliminati ieri dal mondiale per mano degli Stati Uniti, l’avversario peggiore che la storia potesse regalare per una sconfitta che sul piano calcistico ci sta tutta, per carità, ma questo mondiale ormai si gioca sempre su due campi paralleli, quello con l’erba e quello con i cocci di vetro morali dei diritti calpestati.

Passano gli americani, che per la prima volta nella storia battono l’Iran, regalandosi l’accesso agli ottavi dove affronteranno l’Olanda sabato alle 16.

L’inno stavolta l’avevano cantato, gli iraniani, ma sui volti non c’era l’emozione di rappresentare la patria, solo la tensione figlia della paura. Perché dopo aver messo in campo il coraggio del loro mutismo nella prima partita, i calciatori iraniani hanno ricevuto minacce alla famiglie rimaste a casa, e quindi è umanamente comprensibile che stavolta si siano mostrati in diretta intenti a muovere le labbra, mentre i connazionali dagli spalti li fischiavano per questo gesto.

Poi Mohammadi e compagni hanno chinato la testa, alla fine dell’inno, unica concessione alla protesta verso un regime che un giorno rilascia 709 prigionieri perché l’Iran ha vinto sul prato verde, e l’altro permette di liberare per davvero Voria Gafhouri, ex calciatore della nazionale, solo dietro pagamento di una ricca cauzione, dopo che la notizia era stata smentita.

"Voria mi ha detto che torna a casa e si guarderà la partita in tv", aveva confermato prima della gara Andrea Stramaccioni, che in Iran aveva allenato il ragazzo.

Lo sport è da sempre un’allegoria della sfida tra popoli senza bisogno di armi, nella lotta tra simboli ci sta anche di vedere che allo stadio la sicurezza blocca un tifoso iraniano che ha bucato al centro la sua bandiera per protesta, mentre sul prato della Casa Bianca spunta il cartello ’Go Team Usa’.

Alla fine ha avuto ragione Biden, i suoi hanno passato il turno grazie alla deviazione sottoporta di Pulisic bravo a raccogliere il bell’assist di testa del milanista Sergino Dest poco prima dell’intervallo. Sono gli stessi metri di campo che, un tempo dopo, lasceranno ai ragazzi di Queiroz il più grande dei rimpianti perché su Tahremi c’era un fallo del difensore Carter-Vickers che né l’arbitro né il Var hanno ritenuto opportuno ravvisare, e se fosse soltanto una sconfitta sul campo chissenefrega, ma questa per gli iraniani era una partita diversa da tutte le altre.

Si è visto in campo, dove le squadre hanno offerto uno spettacolo fatto più di nervi che di tecnica. Si è visto meno sugli spalti, dove le tifoserie si sono mescolate senza il minimo problema.

Come accade sempre con gli iraniani all’estero, chi li ha visti da vicino ve lo può confermare.