Inzaghi, la rabbia e l’orgoglio al grande bivio

L’Inter deve reagire dopo Udine e trova la Roma di Mou (squalificato), il tecnico nerazzurro: "Con me aumentano i ricavi e arrivano i trofei"

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di Giulio Mola

"Parla la mia storia, dove alleno io aumentano i ricavi, si dimezzano le perdite e si conquistano i trofei. E’ stato così alla Lazio ed è così all’Inter". Alla vigilia del match contro la Roma, forse il più “delicato“ di questo primo scorcio di stagione, Simone Inzaghi spiazza tutti. Giornalisti e l’ambiente nerazzurro, replicando a tono a chi lo ritiene non all’altezza della situazione e non adatto a un club con ambizioni di vittoria come l’Inter. Ti aspetti una conferenza stampa incentrata sull’assenza di Lukaku o l’impiego di Asllani da titolare, e invece l’allenatore nerazzurro tira fuori unghie e orgoglio. Così prima della ripartenza, dopo quindici giorni trascorsi ad ascoltare critiche (anche pesanti e non sempre costruttive) e ad analizzare i problemi di una squadra ancora in crisi d’identità, arriva l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Espone ogni argomento con una pacata cantilena Simone, ma anche con lucidità. Per lui citare il curriculum è una sorta di autodifesa. Quando parla non si riferisce solo alle coppe vinte tra Lazio (3) e Inter (2), ma anche alla capacità di gestire situazioni complicate prima a Roma con Lotito e adesso a Milano con Zhang.

Vero, con l’Inter l’opera è iniziata da un anno, ma nella testa del del tecnico i risultati positivi superano di gran lunga quelli negativi. Non solo le coppe vinte, ma anche il bilancio migliore. "Nel calcio contano le sconfitte, i successi e i trofei e quelli in questi sette anni li ho sempre portati, insieme a molti ricavi e a poche perdite", sottolinea l’allenatore. Che oltre ai sassolini si leva pure qualche macigno, ricordando che "siamo sempre quelli che l’anno scorso vi divertivate tanto a veder giocare, solo che adesso appena abbassiamo la guardia ogni sbaglio lo paghiamo mentre allora non andava così. Per questo dobbiamo impegnarci di più e sbagliare di meno".

Insomma, quando il gioco si fa duro... i duri cominciano a giocare, verrebbe da dire. E in questo uggioso sabato d’autunno la sfida delle 18 con i giallorossi dell’ex Mourinho (in tribuna perché squalificato) e del sogno proibito Dybala (in dubbio) è un incrocio pericoloso dove nessuno può permettersi di sbagliare strada. Neanche la Roma. Vero, l’Inter ha il vantaggio di giocare in casa e una notevole spinta arriverà dagli spalti visto che San Siro farà registrare l’ennesimo “sold out“ nonostante l’inquietudine di parte della tifoseria nelle ultime settimane, anche dovute all’incerto futuro societario (ieri una rappresentanza della Nord ha incontrato il tecnico e alcuni giocatori per incoraggiarli).

Inzaghi questo lo sa bene e perciò striglia l’ambiente, nessuno escluso: "Dobbiamo fare tutti di più, io in primis". Di sicuro il tecnico non è mai stato messo in discussione dalla società. "Gli allenatori sono sempre a rischio, lo sono in ogni partita. Ci sono tante decisioni da prendere, ma resto molto sereno e lavoro con tranquillità. La società l’ho sempre sentita vicina, con il presidente Zhang ho un ottimo rapporto". Piuttosto manda un avviso ai naviganti più esperti, a "quei giocatori che per un anno e mezzo sono stati fondamentali. Dobbiamo migliorare a partire da loro". Dunque, tocca ai “senatori“, da Skriniar a Barella, dare qualcosa in più e agevolare l’atteso salto di qualità. "Se la sosta sarà servita lo sapremo solo dopo la partita. Nelle ultime ore abbiamo rivisto tutti insieme la sconfitta di Udine: l’analisi è stata molto lucida e già l’allenamento successivo mi ha subito confortato. Ma adesso dobbiamo far parlare il campo". Non ci saranno Brozovic e Lukaku, in regia ci va il giovane Asllani (spoiler dell’allenatore). L’ex Mkhitaryan favorito su Calhanoglu, solito dubbio sulla sinistra.