Venerdì 19 Aprile 2024

Inzaghi alla Mou, Inter è la notte perfetta

Il gol di Calhanoglu regala una vittoria all’italiana sul Barcellona che rafforza il tecnico, rilancia l’ambiente e le chances di qualificazione

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di Giulio Mola

MILANO

Può succedere di riuscire a scalare l’Everest (la Champions League) nonostante il fiato corto. Può succedere di trovare segnali di vita su un pianeta (quello nerazzurro), dove sembrava essere calato il buio. Può succedere di riuscire a fermare una delle corazzate d’Europa (il Barcellona) dopo aver perso le due ultime partite in campionato. La pazza Inter, attenta e concentrata, molto diversa dalla squadra confusa dell’ultimo mese, ha compiuto l’impresa: battuti i catalani di Xavi (squadra con la miglior difesa d’Europa) e riconquistati i 71mila tifosi nell’indimenticabile notte di San Siro al termine di cento minuti infarciti di emozioni e tensioni. Serviva la scossa, è arrivata. Non solo per il risultato (che piazza i nerazzurri al secondo posto del girone) ma anche per il gioco e l’atteggiamento mostrati contro la “bestia nera” dei meneghini. E’ stata la vittoria del gruppo, ma pure la rivincita di Inzaghi che già nel pre-partita era stato confermato a prescindere dall’ad Marotta (nonostante la presenza di Paulo Sousa in tribuna): “Il suo futuro non dipende dai risultati. Troppo facile dare le colpe al tecnico”..

Simone ha speso benissimo il bonus più importante: senza gli acciaccati Brozovic e Lukaku, il tecnico nerazzurro rilanciava Onana in porta e sceglieva un attacco tutto argentino con Calhanoglu in regia. Xavi si affidava al vecchio leone Lewandowski al centro dell’attacco, ma anche ai giovani talenti Gavi e Pedri. Lo spartito del match era chiaro sin dall’avvio: palleggio snervante degli ospiti, manovra in ampiezza con Marcos Alonso e Dembelè larghissimi e nerazzurri costretti a difendersi con difesa a cinque. Ma pur giocando corta e in spazi stretti, l’Inter era in partita, tant’è che il primo squillo era di Calhanoglu (6’) che impegnava dalla distanza Ter Stegen. La sfera viaggiava fra i piedi dei catalani con i nerazzurri sempre bravi a raddoppiare e ad impedire che Dembelè e Lewandowski si avvicinassero a Onana. Ma dopo aver contenuto l’assalto d’impeto dei catalani, l’Inter capiva che spaventare il Barcellona non era impossibile. Servivano idee e coraggio. Ma soprattutto pazienza. Per un paio di volte in veloci ripartenze Lautaro (21’) e Correa (27’) infiammavano San Siro, ma rigore prima e gol dopo venivano cancellati per fuorigioco di centimetri. Ci credeva l’Inter e in pieno recupero la palla arrivava sui piedi di Calhanoglu che di destro trovava l’angolino. San Siro esplodeva.

Nella ripresa padroni di casa costretti ad abbassarsi per la spinta del Barcellona. Entrava Dzeko ma saliva in cattedra Dembelè che prima (15’) veniva “murato” da Onana aiutato dal palo e poi forniva a Pedri un delizioso assist-gol. La gioia degli spagnoli durava però pochi secondi perché interveniva il Var che “pizzicava” la manina galeotta di Ansu Fati. Finale di gran sofferenza con Acerbi, Dumfries e Gosens a proteggere il fortino nerazzurro ben difeso da Onana e il brivido negli otto minuti di recupero per un sospetto tocco col polso di Dumfries in area: una controllatina al Var ma Vincic faceva proseguire fra le proteste degli spagnoli. Poi il triplice fischio liberatorio. E la festa come nelle notti più belle.