Venerdì 19 Aprile 2024

Inter-Suning, è una corsa contro il tempo

L’attesa per gli stipendi e i dubbi sul futuro agitano lo spogliatoio. In stallo la trattativa con Bc Partners: Zhang preferisce un prestito

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di Giulio Mola

Gli ultimi bonifici in viale della Liberazione si sono visti a fine febbraio: erano gli stipendi dei dipendenti (amministrativi, marketing e comunicazione), gli unici che da sempre all’Inter arrivano puntuali. Ma ad oggi tutto tace per quel che riguarda i pagamenti allo staff tecnico e ai calciatori nerazzurri. Il tempo scorre veloce, l’attesa si fa snervante, il silenzio non è un bel segnale. Fonti interne al club fanno sapere che entro martedì 16 gli stipendi di gennaio e probabilmente febbraio saranno liquidati, ma dopo mesi di incertezze c’è inquietudine all’interno dello spogliatoio. Bravo è stato Antonio Conte, che nellle settimane più difficili ha chiuso tutti in una “bolla“ invitando il gruppo a concentrarsi solo sugli allenamenti e sulle partite, come se il lavoro fosse il rifugio più sicuro dove proteggersi e motivarsi. I risultati hanno dato ragione all’allenatore e alla sua truppa. Ma adesso servono delle risposte da parte della proprietà.

Dalla scorsa estate, come è noto, l’Inter ha corrisposto ai calciatori gli stipendi di luglio, agosto, settembre e ottobre. Le prime due mensilità erano state saldate il 28 gennaio, mentre le altre due già in precedenza. Novembre e dicembre sono ancora “congelati“, con il pagamento posticipato (grazie all’accordo individuale con tutti i tesserati) a fine maggio. E’ evidente che i problemi non siano stati risolti: al di là delle fastidiose pendenze con i fornitori, l’attenzione si sposta sulle scadenze Uefa. Il 31 marzo è infatti il termine ultimo per le licenze delle coppe europee 202122, e anche se il controllo è meno rigoroso del previsto per ammortizzare le conseguenze negative dell’emergenza Coronavirus, i club potranno mettersi in regola se il totale non pagato non supererà il 15% del compenso di ogni tesserato nell’anno solare. E poi bisogna onorare gli impegni presi e posticipati con Real e United per le rate di Hakimi e Lukaku. Il problema è che nessuno ad oggi può dire con certezza cosa accadrà all’Inter dopo il dietrofront di Suning, che ha già liquidato lo Jiangsu in Cina. La preoccupazione nell’ambiente nerazzurro è reale, come testimoniato dalle più recenti parole di dirigenti e allenatore.

Non solo. In sospeso ci sono altri progetti che andavano in parallelo con la squadra: nulla si sa della questione stadio, della ricerca degli sponsor (è in scadenza il contratto con la Pirelli) e ancor meno del nuovo logo, pronto da settimane e che nelle previsioni doveva essere lanciato il 9 marzo, in occasione dei 113 anni del club. Tutto fermo, in attesa di segnali dall’Oriente.

Già, perché mentre l’Inter lotta per lo scudetto, a ottomila chilometri di distanza si gioca su più tavoli la lunga partita per la cessione della quote della proprietà cinese. Se da una parte la trattativa con Bc Partners resta in stand-by (il fondo di private equity dopo la due diligence ha presentato un’offerta fra i 750 e gli 800 milioni di euro), la sensazione è che il gruppo Suning al momento preferisca un finanziamento che consenta di mantenere il controllo del club almeno fino a novembre. Perciò il colosso di Nanchino, dopo aver dato mandato a Goldman Sachs di sondare il mercato, è alla ricerca di capitali “freschi“ per concludere la stagione e “saldare“ tutte le pendenze per poi rifinanziare i 375 milioni di euro di bond in scadenza a fine 2022. Resta aperto il dialogo con il gruppo Bain Capital Credit, anche se nelle ultime ore risalgono le quotazioni del fondo americano Fortress. Si discute di un finanziamento di circa 250 milioni di euro da erogare in due momenti differenti: 150 milioni subito e altri 100 milioni in seguito. Entro fine marzo si potrebbe arrivare ad un accordo, ma parallelamente (come confermato anche dal “Sun“) proseguono le trattative con il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, Public Investment Fund (Pif). Con una curiosità non sfuggita agli analisti finanziari: Fortress è di fatto una sorta di “accesso di servizio“ per Pif, che ha investito miliardi di dollari in Soft Bank (società che controlla Fortress). Un altro rompicapo cinese.