Inter, passi da gigante verso lo scudetto

Vince a Bologna con Lukaku e allunga a +8 sul Milan e + 10 sull’Atalanta. E mercoledì nel recupero col Sassuolo Conte può fare il vuoto

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di Doriano Rabotti

Le mani sullo scudetto, perché otto punti di vantaggio che possono diventare undici in caso di vittoria contro il Sassuolo mercoledì sono un bel ripieno per l’uovo di Pasqua. Altro che portachiavi smaltato in silver, Conte trova un triangolino tricolore dai riflessi abbaglianti, e pazienza se non è una sorpresa, ma solo la logica conseguenza di una superiorità figlia della concretezza.

Le frenate già note di Milan e Juve avrebbero dovuto caricare la fionda della determinazione nerazzurra, ma il gruppo di Conte tornava a giocare insieme venti giorni dopo, tra rinvii per covid e nazionali, e negli ingranaggi del gioco all’inizio c’è più ruggine che ferocia.

L’attenzione no, quella è la solita almeno nella compattezza della fase difensiva, forse rinforzata dalla memoria delle ferite perché l’anno scorso, anche se a San Siro, furono proprio i rossoblù a spegnere definitivamente i sogni scudetto dei nerazzurri. Non è che il Bologna di ieri fosse più scarso di quello che a luglio aveva fatto il colpaccio, anzi: ha giocato mediamente meglio. E’ l’Inter che è diversa, spietata. E pronta a punire le assenze.

Perché in campo, Mihajlovic deve rinunciare a Skorupski rimasto in Polonia col Covid e a Palacio squalificato, lancia il giovane Ravaglia in porta e spera nella voglia di riscatto di Soriano, al centro della polemica della vigilia tra Sinisa e il ct Mancini. Due che erano insieme sulla panchina dell’Inter nel 2007 quando i nerazzurri stabilivano un record al quale ieri Conte ha iniziato ad avvicinarsi, con la nona vittoria consecutiva. Sudata, perché in campo non si vedono i 31 punti di differenza che ci sono prima del fischio d’inizio.

Il gol che regala la fuga verso il sogno all’Inter arriva su cross preciso di Bastoni e incornata di Lukaku, lasciato solo da Soumaoro che fino a quel momento l’aveva tenuto e che nella circostanza si era attardato nelle praterie dopo aver fatto fallo su Lautaro. Sul colpo di testa Ravaglia respinge d’istinto, palla sul palo e appoggio facile per il belga, al ventesimo gol stagionale.

Cinica e spietata come il suo bomber, l’Inter dimostra la capacità di mettere le partite in discesa anche aspettando avversari più intraprendenti. Con Ranocchia al centro della difesa al posto di De Vrij, i nerazzurri non regalano niente in un primo tempo passato quasi alla finestra, ma alzano le frequenze nella ripresa per evitare di correre rischi. E anzi arriva un palo colpito da Lautaro, sembra un lampo dal nulla e invece preannuncia un cambio di atteggiamento tattico e di personalità dei nerazzurri. Niente di clamoroso, perché alla fine davvero la differenza la fa la sicurezza nella gestione, quella che manca alla giovane pattuglia di Mihajlovic, comunque capace di non farsi schiacciare da una squadra che gioca un altro campionato.

Anzi, gli ingressi di Vignato, Orsolini e soprattutto del talismano Juwara (che firmò il colpo a San Siro di cui sopra) danno quella freschezza che permette ai rossoblù di finire in crescendo, cullando l’illusione di poterla riaprire fino all’ultimo istante.

Ma contro un muro di efficacia come oggi è l’Inter, anche le illusioni sono destinate a sbattere. Il muro è nerazzurro, ma come in un film dagli effetti speciali, i colori stanno cambiando sul bianco, rosso e verde.