Giovedì 25 Aprile 2024

Inter, così fa male: Coppa al Siviglia

Nerazzurri due volte avanti: una sfortunata deviazione di Lukaku tradisce Handanovic sul 2-2 e decide tutto.

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di Mattia Todisco

La legge del Siviglia in Europa League è implacabile. Sei finali, sei vittorie. Cade anche l’Inter, in finale a dieci anni dalla notte di Madrid in Champions. Perde la chance, sconfitta 3-2, di mettere un trofeo in bacheca dopo la Coppa Italia del 2011. Poteva essere il primo alloro di Suning, il primo di Conte da allenatore in un torneo continentale. Tutto rimandato a data da destinarsi e ora la partita che verrà in casa nerazzurra sarà quella del confronto tra tecnico e dirigenza sul futuro prossimo.

Al di là del gol segnato al 5’ da Lukaku su rigore, il Siviglia parte meglio. Che sia abitudine o meno al palcoscenico, viste le cinque finali giocate e vinte nel torneo dai biancorossi, il baricentro degli spagnoli è più alto e il palleggio più fluido. Il penalty guadagnato dal belga arriva in contropiede, con gli andalusi sbilanciati alla ricerca dei primi spazi nella difesa avversaria. Quella di uno svantaggio da gestire dopo pochi giri di lancette è una situazione già vissuta con il Manchester United in semifinale. Gli uomini di Lopetegui non soffrono il cambio immediato di risultato, mantengono inalterato lo spartito offensivo e puniscono l’Inter laddove apparentemente è meno vulnerabile, nella difesa dai cross laterali, causa un errore di valutazione di Godin su De Jong.

L’olandese è la mossa a sorpresa che funziona. Dato per iniziale riserva nelle notizie della vigilia, supera En-Nesyri nelle scelte del proprio tecnico e prende in castagna una seconda volta la difesa nerazzurra su una punizione battuta da Banega, ex dal dente avvelenato le cui motivazioni (è all’ultima col Siviglia prima di un trasferimento in Arabia che gli riempirà notevolmente il portafogli) si notano anche nell’acceso scambio di opinioni con Conte dopo un fischio contestato di Makkelie.

La bravura e fortuna dell’Inter è quella di trovare quasi subito il 2-2 con la stessa moneta ricevuta (inzuccata vincente di Godin su calcio piazzato). Un toccasana, allontana fantasmi già visti in stagione di partite scappate dopo un iniziale vantaggio e rimette in gara la squadra con la testa. È una partita che per tanti nerazzurri in campo è una primizia, l’opportunità mai arrivata in carriera di alzare un trofeo importante.

Quel che sembra mancare all’Inter, rispetto alle recenti apparizioni, è un apporto concreto da parte dei due attaccanti. Lukaku, partito a razzo con il gol, la riceve poco e non è sempre preciso nello smistarla. Il pallone passa molto più spesso dalle parti di Martinez che quasi mai gestisce il possesso nella maniera giusta, sbagliando una serie di appoggi più che alla portata e non riuscendo a prendere le decisioni giuste. Il belga, in più, ha però la “colpa“ di fallire in uno contro uno con Bounou la rete del possibile nuovo vantaggio, in un momento nel quale la gara sembra entrata in una fase di studio.

La prima mossa dalla panchina la fa Lopetegui, obbligato a sostituire l’infortunato Ocampos con Munir. Sembra fermarsi anche Diego Carlos, fasciato a un quadricipete e invece il centrale pesca la rovesciata vincente con la complicità di Lukaku e indirizza la partita prima ancora che Conte decida di inserire Eriksen, Sanchez e Moses, a cui viene concesso solo l’ultimo quarto d’ora. Non abbastanza per incidere, considerando anche le difficoltà fisiche del cileno, impegnato dopo i quarti di finale in una lunga rincorsa per essere presente in distinta nell’appuntamento più importante della stagione. Una chance, purtroppo, che l’Inter fallisce.