Inglesi certi di vincere: vogliono il lunedì festivo

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Il rispetto che sconfina nell’ammirazione per l’Italia di Roberto Mancini, ma anche la voglia di riscrivere la storia dopo aver interrotto un’attesa lunga oltre mezzo secolo di delusioni e sconfitte: Gareth Southgate è prodigo di complimenti per gli azzurri mentre in Inghilterra è febbre a 90 in vista della finale di domenica, l’appuntamento con la storia che tiene col fiato sospeso un’intera nazione. E se il Premier Boris Johnson - che sarà in tribuna così come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - medita di concedere un giorno di festa nazionale in caso di trionfo dei Tre Leoni, ancora da decidere se in luglio o agosto, i sindacati locali hanno rivolto un appello ai datori di lavoro perché prevedano la massima flessibilità d’orario per lunedì mattina. Dando per scontata la vittoria inglese, e con essa i conseguenti festeggiamenti innaffiati da fiumi di birra destinati a trascinarsi per tutta la notte. Una convinzione evidentemente condivisa - tra fiducia e speranza - anche dal servizio postale della Royal Mail che ha creato una campagna pubblicitaria, già virale sui social, nella quale campeggia un pallone fasciato in una carta da pacchi e come destinatario "Home", casa. Chiaro il messaggio, che richiama il coro dei tifosi inglesi, riecheggiante a Wembley: "Football’s coming home", il calcio sta tornando a casa.

Ma se tifosi e bookies sembrano uniti nella certezza dell’inevitabile trionfo dei Tre Leoni, quando parla dei suoi prossimi avversari Southgate usa toni decisamente differenti. "Il record dell’Italia è fenomenale: 10 finali - le parole del ct inglese -. Mancini ha svolto un lavoro eccellente, e il modo in cui ha giocato l’Italia negli ultimi due anni dice tutto, non solo in termini di vittorie, ma anche per i pochi gol subiti. E lo stile di gioco è stato eccezionale". Southgate sembra intenzionato a confermare lo stesso 11 che ha battuto mercoledì la Danimarca, che ha riportato l’Inghilterra - dopo oltre mezzo secolo di eliminazioni precoci e più di 300 partite ufficiali senza coppe in palio (la Bbc ha calcolato 27.570 minuti in campo, compresi tempi supplementari, ma senza recuperi) - ad una finale internazionale.

Intanto l’Inghilterra vive con trepidazione la lunga attesa verso l’appuntamento con la storia di domenica, dopo una lunga serie di insuccessi, spesso entrati nella testa dei giocatori della nazionale fino a condizionarne le prestazioni, gravati oltremodo di pressioni e responsabilità. "La maggior parte delle eliminazioni che i quotidiani ci ricordano puntualmente si riferiscono a tempi in cui i miei giocatori non erano ancora nati - l’esorcismo del ct inglese -. Per il nostro gruppo sono sconfitte che non significano nulla. Noi vogliamo scrivere la nostra storia". È con questo spirito libero e liberato, grazie ad una testa evidentemente più leggera, che l’Inghilterra ha saputo sfatare il tabù Germania, battuta per la prima volta in una fase finale dopo oltre cinque decenni, per poi scalare l’Europeo fino alla finalissima di Wembley, a distanza di 55 anni dalla prima e unica finale disputata.