Giovedì 18 Aprile 2024

In Camerun c’è il suo villaggio "Così i bimbi possono studiare"

"Io non sono un mezzosangue, non sono un caffelatte. Io sono, di volta in volta, bianco, nero, francese, europeo, camerunese, africano", ama ripetere Yannick Noah quando gira il mondo con la sua chitarra ispirato dalla musica reggae di Bob Marley. Ma oggi, più di ieri, Yannick mostra il grande attaccamento alla sua terra d’origine, come dimostra proprio la sua musica, con un’impronta popolare e continui riferimenti all’Africa. Perciò l’ex campione transalpino, nato nel piccolo comune di Sedan da papà (calciatore) africano e mamma (insegnante), torna molto spesso a Yaoundè, capitale del Camerun, dove visse da bambino prima di essere notato da Arthur Ashe. "Sono arrivato lì a 12 anni e cresciuto nel quartiere di Etou - ricorda l’ex tennista -. Proprio lì è sorto il villaggio Noah. Una volta in quel pezzo di terra non c’era niente, solo un fiume dove i più piccoli andavano a raccogliere l’acqua. Ora ci sono 400 bambini che vanno a lezione di inglese e francese e praticano sport". Bastano piccoli dettagli per rinfrescare la memoria: oltre ai tre campi da tennis, all’ingresso del villaggio la segnaletica recita: "piscina, 83.5 metri, New York 9344 km, Roland Garros 7091 km"..

Mica per caso...

g. m.